Nove dipendenti su 25 della CM Cantini Mario di Bagno a Ripoli a rischio lavoro: l’azienda che dal 1959 è impegnata nel trattamento galvanico sugli accessori moda, ha annunciato il licenziamento di oltre un terzo dei suoi dipendenti. Insorgono le organizzazioni sindacali FIM-FIOM-UILM: denunciano la "decisione unilaterale" di procedere al licenziamento "rifiutando l’utilizzo degli ammortizzatori sociali nonostante le raccomandazioni delle istituzioni".
La causa del taglio netto di personale rientrerebbe nel contesto della crisi del settore accessori moda con procedura di licenziamento collettivo avviata il 1° ottobre scorso: forte contrazione del mercato e le precarie condizioni economico-finanziarie non permettono di mantenere gli stessi livelli occupazionali, hanno spiegato dalla proprietà. Nei tavoli di confronto, alla presenza di Confindustria Firenze e dell’agenzia Arti della Regione Toscana, i sindacati hanno richiesto l’attivazione del contratto di solidarietà (come suggerito anche dalla stessa Arti) quale soluzione alternativa agli esuberi.
"L’azienda – dicono i rappresentanti sindacali - ha opposto un rifiuto, adducendo una "oggettiva impossibilità" di ricorrere a tale strumento, senza però fornire elementi concreti che giustifichino questa scelta".
I sindacati criticano anche Confindustria Firenze rea, a loro dire, di "non aver fatto alcun tentativo per convincere la CM ad attivare il contratto di solidarietà in alternativa agli esuberi, nonostante in molti tavoli e discussioni ci siano affidamenti e protocolli d’intesa tra associazione datoriale e sindacale che prevedono questo strumento come prioritario per affrontare la crisi che sta attraversando il settore accessori moda".
È stato già richiesto l’intervento dell’Unità di Crisi della Regione Toscana a tutela dei 9 lavoratori a rischio, mentre l’assemblea dei dipendenti ha proclamato 4 ore di sciopero per lunedì 9 dicembre dalle ore 8 alle 12 davanti alla sede dell’azienda a Vallina.
Lunedì scorso c’era stato un altro presidio di protesta sempre a Bagno a Ripoli, ma a Ponte a Ema sotto la sede del Gruppo BCC Iccrea contro la possibile cessione di 93 dei 500 dipendenti dell’Unità infrastrutture di BCC sistemi informatici a Afast, controllata da Accenture.