FABRIZIO MORVIDUCCI
Cronaca

Moda, la locomotiva Firenze è ferma. In calo il numero di imprese e addetti

I numeri dell’Osservatorio Cna un quadro desolante: spesa in ammortizzatori sociali cresciuta del 206% .

Simone Balducci presiede Federmoda

Simone Balducci presiede Federmoda

Firenze, la locomotiva del distretto moda toscano, è ferma. Sono fermi gli artigiani della pelletteria che affrontano ormai da due anni una crisi senza precedenti. Lo dicono i numeri dell’Osservatorio CNA sulla pelletteria dell’artigianato che fotografano un quadro desolante: imprese artigiane in diminuzione (-18% dal 2022), perdita di addetti (-6% nei primi nove mesi del 2024) e minor voglia di far impresa nel settore (-73% di nuove iscrizioni dal 2022). "Per analizzare bene la situazione – ha detto il presidente di Federmoda Firenze, Simone Balducci – sarebbe utile anche integrare i dati diffusi dagli osservatori più competenti con quelli delle ore lavorate e delle ore improduttive della cassa". Da ‘silicon valley’ per la pelletteria di lusso a semplice distretto produttivo che ha obbedito alla fame di volumi dei grandi marchi. Da maestri creativi a manovalanza delle maison che adesso abbandonano il territorio per cercare in altre regioni d’Italia manodopera più economica a parità di produzione.

Cosa è successo a questa filiera così invidiata nel mondo?

"Abbiamo lanciato l’allarme nel lontano 2023 – ha detto Balducci – ma è stato purtroppo sottovalutato nella discussione politica e pubblica fino a non molto tempo fa. La situazione del solo artigianato, che è il depositario delle competenze che hanno fatto grande il Made In Italy e hanno attratto sul territorio le grandi griffe, è poi ancora più preoccupante di quanto si pensi e si dice perché il modello estremamente dinamico e concorrenziale delle piccole aziende fiorentine, che funziona molto bene dagli inizi degli anni sessanta, soprattutto in partnership con i grandi marchi che hanno conquistato il mondo, sembra essere ingiustamente messo in discussione".

Nessuno per il momento però è corso ai ripari, perché?

"Il settore è nel mezzo di una crisi senza precedenti. Rispetto a un anno fa, da gennaio ad agosto, +138% di imprese artigiane e +170% di addetti in cassa integrazione per una spesa in ammortizzatori sociali cresciuta del 206%".

La soluzione non si trova schioccando le dita. Certo, la proroga della cassa integrazione e l’attivazione di linee di credito facilitate ha lo scopo di mantenere il know-how sul territorio e di salvaguardare occupazione e benessere sociale. Ma serve di più.

"Servono nel medio periodo – ha aggiunto il presidente di Federmoda Firenze – finanziamenti (locali/regionali) finalizzati all’aggregazione di piccole imprese che coprano anche i costi iniziali, come l’acquisto di capannoni, ma anche azioni di formazione qualificata, applicata, nei limiti imposti dalla manifattura, alle nuove tecnologie. Azione resa ancor più strategica dalle iniziative di delocalizzazione in altre regioni, presumibilmente a minor costo manifatturiero, di alcune produzioni; nel lungo occorre puntare sulla diversificazione della clientela: oltre alle maison attuali, è necessario guardare a brand emergenti e a griffe alternative a quelle del lusso francese. Così come occorre tornare a produrre (anche) in proprio, con proprie linee e brand. Ovvio che occorrono denari, finanziamenti atti a sostenere tali trasformazioni".

Su questo CNA Firenze, ha attivato un apposito servizio, Network sostegno impresa, una rete integrata di supporto per le imprese della moda (ma anche della meccanica, altro comparto in forte difficoltà).