di Lisa Ciardi
Sciopero, corteo e presidio per la crisi del comparto moda. Si avvicina la manifestazione regionale organizzata da Cgil, Cisl e Uil e abbinata allo sciopero proclamato in tutta la provincia dalle sigle Filctem, Femca, UilTec, Fim, Fiom e Uilm , che riuniscono i lavoratori dei settori pelletteria, tessile, abbigliamento, calzature, concia e accessorio metallico. Martedì 12, l’appuntamento sarà alle 9.30 in piazza Adua, vicino alla sede di Confindustria, per poi attraversare il centro e fermarsi sotto la Prefettura e il Consiglio regionale, in via Cavour.
Insieme ai manifestanti ci sarà anche l’assessora regionale alle crisi aziendali, Alessandra Nardini. "Ci aspettavamo una risposta più forte e celere dal Governo – ha dichiarato -. Alla XI Commissione della Conferenza delle Regioni ho presentato un emendamento al disegno di legge 160/202 e uno alla legge di bilancio nazionale per togliere il limite del 31 dicembre per l’ammortizzatore sociale per le imprese con meno di 15 dipendenti, che in Toscana vede oltre 16mila persone potenzialmente interessate. Ho chiesto poi che l’ammortizzatore sia utilizzabile per almeno 12 settimane da oggi, anche oltre la fine del 2024, e di prorogarlo nel 2025, per ulteriori 12 settimane. Infine nel testo del Governo si citano l’acronimo Tac (tessile, abbigliamento e calzatura) e il conciario, ma mancano un riferimento alla pelletteria e un chiarimento sui codici Ateco".
"Il Governo ha previsto 8 settimane di cassa integrazione aggiuntiva per calzatura e tessile, un periodo troppo breve e che comunque lascia fuori pelletteria, concia e accessori metallici – ha detto il segretario generale della Cgil , Bernardo Marasco -. A luglio, invece, si era parlato di azzerare i contatori degli ammortizzatori ordinari e di interventi straordinari: chiediamo che si torni a questo. Ci aspettiamo poi che le associazioni datoriali facciano pressione sul Governo per gli ammortizzatori, ma anche sui propri associati perché li usino, senza far scattare licenziamenti".
"Chiediamo un impegno congiunto e urgente di Governo, Regione e associazioni datoriali – ha proseguito Fabio Franchi, segretario generale della Cisl e Prato – insieme a noi sindacati. Siamo di fronte alla crisi di un distretto che occupa 110mila persone in Toscana, di cui 40mila fra e provincia, dove ci sono 6.700 imprese. Per la moda, vale 9 miliardi. Si rischia di perdere un pezzo centrale del suo essere città del fare".
"Non servono provvedimenti spot – ha detto il segretario della Uil Toscana, Paolo Fantappié - ma che durino nel tempo. La moda sta attraversando è strutturale e non ciclica, presuppone un cambio di organizzazione del lavoro. Chiediamo anche di incontrare le griffe che per ora restano il grande ‘convitato di pietra’". Sul fronte datoriale, a sottolineare la gravità della crisi è anche la Cna. "Abbiamo evidenziato il problema sin dal novembre 2023 – ha detto il presidente fiorentino della Cna, Giacomo Cioni –. Oggi il quadro resta estremamente grave, anche se le nostre rivendicazioni stanno dando i primi risultati, con il lavoro in corso per la sospensione del pagamento delle rate dei finanziamenti bancari. Si tratta di un aiuto importante, che potrebbe supportare trasversalmente tutte le aziende del settore".