
Gli effetti di scelte non consapevoli nella moda nel disegno di Adam Idra
"Bello, lo voglio!". Basta un click, un messaggio o una passeggiata per trasformare desideri in acquisti. Lo sanno bene le famiglie di ragazzi tra gli 11 e i 14 anni che crescono velocemente, rinnovano il guardaroba, influenzano le decisioni. Ma cosa scelgono? Fast fashion! È un modello produttivo molto diffuso negli ultimi anni: offre vestiti sempre alla moda a prezzi convenienti seppur a discapito, secondo alcune indagini, della qualità e della sostenibilità. Per capire la dimensione di questo fenomeno abbiamo condotto un’inchiesta tra alunni e alunne della nostra scuola e abbiamo raccolto le risposte di 251 studenti su abitudini d’acquisto e consapevolezza dell’impatto ambientale e sociale del fast fashion. I risultati emersi sono stati interessanti e, in alcuni casi, sorprendenti. Secondo il sondaggio, l’83,5% degli intervistati acquista da brand di fast fashion molto diffusi.
Oltre la metà lo fa di frequente, da una volta a settimana a una ogni tre mesi, indicando come motivi: "per seguire le ultime tendenze", il 34,8%, "spendendo poco" il 33,6%. Tuttavia, molti studenti non erano consapevoli del grosso impatto ambientale di questo settore. In media il 73% degli intervistati non conosceva quanto inquinasse, quanti rifiuti, nonché quante emissioni generasse. Le risposte hanno evidenziato che solo una piccola percentuale era a conoscenza del fatto che la moda veloce fosse una delle industrie più inquinanti al mondo, responsabile di un’enorme quantità di emissioni gas serra, nonché spreco di risorse idriche. D’altro canto, la maggior parte dei ragazzi, il 74,1%, sapeva di indagini sullo sfruttamento del lavoro minorile legato a tale produzione. Il dato più interessante, però, è forse l’ultimo: molti studenti, adesso informati, si mostrano interessati a cambiare le proprie abitudini, ma dubitano di poterlo fare. Oltre il 39,4% dichiara "voglio fare scelte più sostenibili" o similari, ma il 40,2% risponde "forse, ma dipende dai costi e dalla disponibilità". Ciò suggerisce che, anche di fronte a una maggiore conoscenza del problema, la convenienza economica e la forza delle mode tendono a prevalere sulle scelte etiche. Per contrastare il fenomeno del fast fashion, una possibile soluzione potrebbe essere quella di promuovere l’usato, solo il 12% lo pratica "spesso", o rendere più accessibili i prodotti sostenibili, abbassandone i prezzi e promuovendo un modello di consumo più responsabile. Resta la domanda: sapere è sufficiente a cambiare le nostre abitudini?