
Ponte Vecchio visto dall'alto (foto d'archivio Fotocronache Germogli)
Firenze, 8 agosto 2019 - Il linguaggio può dire molto di un popolo e il nostro è un Paese che in quanto a sfumature linguistiche ha da raccontare molto e forse più di tutti. I modi dire, è vero, sono cambiati, e come spiega l’inchiesta pubblicata sul Qn, i giovani parlano ormai per frasi fatte. Il fiorentino, però, anche fra i ragazzi, resiste.
Il Professor Neri Binazzi, linguista, professore all’università di Firenze e coordinatore del progetto ‘Vocabolario del fiorentino contemporaneo’ per l’Accademia della Crusca, ci svela le radici di alcune delle più classiche e usate espressioni del dialetto toscano. «Se vogliamo raccontare l’origine di una parola intanto prima dobbiamo dire una cosa: un conto è l’etimologia, ovvero l’origine prettamente linguistica e morfologica, e un conto è la sua storia, cioè come si diffonde e si afferma. Le questioni sono differenti e per spiegare un termine si vanno a mettere insieme tutti e due le componenti. La sua storia è ricostruita quando le due prospettive combaciano e sono verificate». Quindi abbiamo due facce della medaglia da esaminare prima di decidere ‘di che materiale sia fatta’, se non che, precisa Binazzi: «non di rado sia l’etimologia che la storia sono difficili da accertare. Per di più nel caso del toscano la trama si infittisce per via di un fatto molto particolare: c’è chi dice che il toscano nemmeno sia un vero dialetto e questo in parte è anche vero, la cosa però porta la gente a cercare di rafforzare il dialetto utilizzando delle parole che, in realtà non sono toscane, ma sono molto terra terra e sembrano caratteristiche . Così facendo si va ad identificare il toscano con la ‘nazionalpopolarità’ delle espressioni che si usano ma in realtà si è fuori dal dialetto. Se stai studiando una lingua questo può confondere le acque».
Un esempio classico di ciò che dice il professore è la parola ‘quattrino’. «Per contro invece - continua Binazzi - ci sono espressioni come ‘fare un giro pesca’, che i toscani usano su scala nazionale pensando che sia italiano e invece lo si dice solo a Firenze». Un dialetto, neanche a dirlo, complesso e variegato come quelli che lo parlano. Ma quali sono le espressioni dialettali che abbiamo messo sul tavolo del professor Binazzi? Scopriamolo insieme. Fra le parole più usate dai giovani fiorentini c’è ‘bischero’. Del resto chi non ha mai apostrofato un proprio amico un po’ sbadato chiamandolo in questo modo? La storia della famiglia dei Bischeri, che si sarebbe fatta espropriare dei terreni dai Medici dopo un eccessivo tira e molla per fissarne il prezzo di vendita, non è verificabile per gli studiosi, i quali non ci credono e sostengono un’altra tesi. «La parola origina da ‘pispolo’, termine regionale con cui si indicava il pene dei bambini e che ancora è rimasto a indicare oggetti di quelle forme e dimensioni. Da lì il termine si è evoluto seguendo quel filone di parole che identificano la figura del fallo con qualcosa di ‘poco ragionevole o poco ragionato’. Infatti, in passato al termine si dava un’accezionepiù volgare e lo si usava con più parsimonia. Poi nel tempo l’origine della parola ha smesso di essere conosciuta e oggi il termine si usa con molta disinvoltura, quasi con bonarietà».