Molotov al Consolato americano. Il giovane accusato resta in carcere: "Sono stato io, ho fatto tutto da solo"

Convalidato il fermo per il ventunenne di origini palestinesi, che ha risposto alle domande e confessato. Per il gip c‘è il pericolo di fuga e l’ipotesi che l’azione sia stata commessa in concorso con altre persone .

Molotov al Consolato americano. Il giovane accusato resta in carcere: "Sono stato io, ho fatto tutto da solo"

Molotov al Consolato americano. Il giovane accusato resta in carcere: "Sono stato io, ho fatto tutto da solo"

di Pietro Mecarozzi

Ha fatto tutto da solo: attentato al Consolato Usa e successivo video di rivendicazione. Dani Hakam Taleb Moh’d, il 21 enne arrestato per aver scagliato due molotov contro la sede diplomatica, ieri ha risposto per due ore alle domande del giudice Antonio Pezzuti, che ha convalidato il fermo e disposto – come chiesto dalla procura – la misura della custodia cautelare in carcere.

Il giovane resta quindi a Sollicciano, in quanto, si legge nell’ordinanza di convalida, persiste il rischio che possa fuggire e che possa reiterare il reato. Atto di terrorismo e porto abusivo di arma da guerra sono i reati contestati dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dal sostituto antimafia Lorenzo Gestri, che ieri hanno partecipato all’interrogatorio in collegamento da remoto.

Il giovane – difeso dall’avvocato Samuele Zucchini – ha risposto a tutte le domande del giudice, dando la sua versione dei fatti, che fa perno sulla volontà di provocare e non di creare un’allarme sociale di tale dimensioni. Tutto nasce qualche giorno prima dell’attentato al Consolato: le immagini da Gaza che rimbalzano suoi social, le vittime, i corpi dei bambini, le bombe. La guerra è lontana, ma tocca Dani in prima persona, anche per le sue origini per metà giordane e per metà palestinese. Suggestioni che arrivano anche dal teatro Puccini di Firenze, dove il ragazzo, ha raccontato ieri, assiste a uno spettacolo ’provocatorio’ di un ex parlamentare dei Cinque stelle. "Voleva fare un gesto di natura dimostrativa - spiega il suo legale, Zucchini –, e aveva confezionato il video per dare maggiore risonanza al fatto. È pentito e si è scusato".

Durante l’interrogatorio il ragazzo ha poi specificato di non aver mai avuto intenzione di escogitare ulteriori attacchi, nonostante nelle mail con allegato il video di rivendicazione e nel gruppo Telegram ’The Whole World is Hamas’, di cui era amministratore, avesse minacciato altri 49 gesti simili contro obiettivi sionisti. Dani lavorava in un hotel cinque stelle di Firenze, aveva una ragazza e secondo le prime ricostruzione non frequentava la moschea e non conosceva il corano. Non sono praticanti della religione islamica neanche i suoi quattro fratelli e i suoi genitori, che sarebbero completamente estranei all’intera faccenda.

Non è escluso, è invece scritto nell’ordinanza, che "vistosi scoperto, possa decidere di aderire a movimenti islamici radicali, dandosi alla latitanza o addirittura arruolandosi in formazioni paramilitari". Allo stato, precisa il gip, "deve ritenersi che l’azione dell’indagato non sia stata commessa senza il concorso, anche morale di altre persone o di organizzazioni che sicuramente presterebbero al medesimo appoggio e assistenza in caso di latitanza o anche di espatrio". Infine lo stato di incensuratezza "non dimostra automaticamente l’assenza di pericolosità, poiché può essere desunta dai precedenti penali ma anche dai comportamenti". Da qui la necessità della misura cautelare in carcere.