
Giulio Wilson e Tonino Carotone: il 5 aprile in concerto a Fiesole
Un’amicizia tra due cantautori nata "in un’enoteca di Bergamo, davanti a un bicchiere di vino", ci dice Giulio Wilson, cantautore toscano, uno dei due protagonisti di questa storia fatta di festa e di musica, di uva, leggerezza e memoria. Accanto a lui c’è lo spagnolo Tonino Carotone, che, con il suo calore e il suo tratto bohémien, ma anche grazie a qualche bicchiere di vino rosso, ha impreziosito un album scritto a quattro mani. Si intitola ‘Mondo DiVino’. Un disco a cui si accompagna un tour internazionale che parte da Fiesole il 5 aprile alle 21 e che poi sarà in giro per l’Italia, la Spagna, la Francia e la Slovenia. A raccontarci qualcosa di più è Giulio Wilson, che il vino non solo ama berlo, ma lo produce anche, sulle colline sopra Fucecchio.
Wilson, un bicchiere ed è nata la scintilla?
"Il vino è il denominatore comune. Ho trasformato la mia cantina in uno studio di registrazione e ho invitato Tonino. In fondo il vino è la metafora per parlare di tutto, della libertà, della gioia. Il vino è un amplificatore degli aspetti umani, al di là della tecnologia e dell’intelligenza artificiale".
Un mondo divino grazie al vino, quindi?
"Il nostro obiettivo era fare un grande brindisi alla vita. Il vino accompagna l’uomo dall’antichità, da Erodoto ai Romani. E vorremmo anche un po’ cambiarlo questo mondo, con la consapevolezza che ci sono cose belle e non solo nefandezze. Portiamo il vino come simbolo di pace".
Un incontro tra il vino e la musica. Cosa hanno in comune? "Il vino e le canzoni sono sempre andate d’accordo. C’è una specie di sinestesia, un’alimentazione dei sensi reciproca. Il vino ti toglie le barriere. Eliminando le inibizioni può spingere anche ad alcuni lati oscuri. Però aiuta noi musicisti nella nostra forma di espressione, nell’improvvisazione".
Non solo vino e non solo allegria. Nel disco ci sono anche tante citazioni.
"Sì, volevamo fare un album allegro, ma che non scordasse la cultura. Ci sono dei rimandi importanti alla poesia e alla letteratura spagnola. Solo per citartene uno, il poeta Rafael Alberti".
E non ci si dimentica la storia, il vino è rosso "come il sangue dei partigiani". In fondo anche lei con i vitigni hai creato una ‘banca della memoria’.
"C’è anche un lato nostalgico, perché dispiace quando il passato viene dimenticato. È un modo per mantenere in vita ciò che ritieni giusto, come i vitigni antichi. Ci sono cose del Novecento che è fondamentale ricordare e che hanno un valore importante, per questo devono stare nelle canzoni".
Questo disco è un "grappolo di canzoni" dai ritmi ispanici e con melodie mediterranee. Com’è stato lavorare con Carotone?
"Lui è un’anima ribelle, è libertario. Molto spesso le canzoni sono state improvvisate, come l’ultima traccia, ‘Le stelle’. Ci trovavamo e veniva fuori qualcosa di naturale, senza studiare accordi a tavolino. Alla fine, è uscita la parte istintiva di Tonino, mischiata alla mia, più razionale".