BARBARA BERTI
Cronaca

Moni Ovadia e la lezione di Odisseo "Il viaggio, maledizione e privilegio"

Stasera al teatro Romano di Fiesole la lectio magistralis. "La lettura pubblica come gesto di civiltà"

Moni Ovadia e la lezione di Odisseo  "Il viaggio, maledizione e privilegio"

Moni Ovadia e la lezione di Odisseo "Il viaggio, maledizione e privilegio"

di Barbara Berti

"La lettura pubblica è un atto di grande civiltà". Parola di Moni Ovadia, protagonista di "La gara dell’arco", una lectio magistralis che rientra nel progetto "Odissea un racconto mediterraneo" di Sergio Maifredi (produzione Teatro Pubblico Ligure) in programma stasera (ore 21,15) al Teatro romano di Fiesole nell’ambito della 76esima edizione dell’Estate Fiesolana. Moni Ovadia, quindi, darà voce al momento centrale del poema omerico (canto XXI) in cui Ulisse rivela la sua vera identità e sconfigge i pretendenti al trono. Ma non solo: l’attore, cantante, musicista, scrittore e attivista spiegherà anche l’importanza della lettura pubblica e della figura di Odisseo.

Moni Ovadia, partiamo dalla lettura pubblica: perché è così importante?

"E’ un gesto di civiltà che questa società ha perso, è un modo di ritrovare il cammino, il percorso, le tradizioni. Sarebbe bello, per esempio, nei giorni di festa ritrovarci – noi, come società - in qualche luogo pubblico e leggere insieme la Costituzione o altre carte dei diritti".

E’ un’idea fattibile?

"Non credo, la società è ‘corrotta’ dalla tv e dai social, parola orrenda ma di grande moda. Servirebbe un’educazione culturale, ma il potere economico che ci domina, intendo le banche e le multinazionali, e non i politici che sono solo al servizio di questi poteri, non hanno alcun interesse a educare su ciò. Intendiamo, non ho alcun pregiudizio nei confronti di Internet che offre un potenziale enorme. Ma va saputo usare. Si preferisce mettere in mano ai giovani i telefonini di ultima generazione per chattare anziché educarli criticamente".

Passando a Odisseo: perché è così importante?

"Era un viaggiatore non per caso, la sua maledizione di viaggiare è al tempo stesso un privilegio. Ci fa ricordare che il viaggio è il fondamento della civiltà occidentale. L’umanità si è formata con i viaggi migratori, un concetto oggi dimenticato da quanti tengono un atteggiamento stupido nei confronti delle migrazioni moderne".

Corre sulle onde dell’Odissea arrivando all’Itaca di quello straordinario poeta che è Kostantinos Kavafis e, spiegando l’importanza della figura di Odisseo, arriva a un altro viaggiatore e un altro viaggio…

"Sì, al grande viaggio di Abramo, un altro viaggio su cui si fonda la società occidentale. Il suo non è un viaggio in entrata (come per Odisseo) bensì in uscita. Lui ha ascoltato la voce della sua coscienza e si è messo in viaggio lasciando la sua terra, si è messo in cammino verso la terra santa, la terra dello straniero che deve costruire pace e redenzione".