Stefano Brogioni
Cronaca

Uccisi dal monossido, i sospetti sulla caldaia. Nessun controllo dal 2019

La polizia sta ricostruendo la storia dell’impianto di riscaldamento. Ma non sono state trovate le manutenzioni annuali previste dalla legge

Firenze, 21 dicembre 2024 – Una caldaia impiantata nel 2019, probabilmente in occasione di una ristrutturazione di una bella villa in stile toscano sulla collina di Poggio Imperiale.  Ma a parte le certificazioni del collaudo, risalenti appunto a più di cinque anni fa, la squadra mobile della questura di Firenze non ha trovato altra documentazione che attesti le revisioni annuali dell’impianto imposte dalla legge. Le ricerche del registro dei controlli - anch’esso obbligatorio - continuano, ma intanto prendono consistenza le prime ipotesi investigative.

E’ stata la cattiva manutenzione a causare la tragedia di via San Felice a Ema 33, dove hanno perso la vita Matteo Racheli, 49 anni, suo figlio Elio di 11, la sua compagna Alcione Margarida, 46 anni?  L’unica sopravvissuta è la figlia della coppia, una bimba di sei anni ricoverata in condizioni gravissime all’ospedale pediatrico Meyer.

“Stiamo facendo ogni tipo di accertamento”, dicono fonti investigative, ma l’attenzione degli inquirenti è quasi tutta per la caldaia della villa di proprietà di Racheli, imprenditore originario di Gardone Val Trompia, figlio di un industriale che, nel paese che ospita la fabbrica “Beretta”, ha fatto una fortuna costruendo componenti per pistole. La caldaia è infatti posizionata all’interno dell’appartamento, e non fuori, proprio nel locale dove la famiglia, mercoledì sera, si è sentita male.

Nel primo pomeriggio di giovedì, la donna è stata trovata stesa a terra, in una posizione più prossima all’impianto che riscalda l’acqua e alimenta i termosifoni, che è stato trovato acceso anche dai primi soccorritori allertati dalla ex del padrone di casa. Racheli e i due bambini erano invece sul divano, probabilmente intenti a guardare la televisione. Tutti con il pigiama, le luci di casa ancora accese, ma l’impianto di allarme già inserito: per la polizia, la famiglia sarebbe stata investita dalle esalazioni in un orario tra le nove e le dieci di sera, prima di ritirarsi nelle camere da letto. Non hanno avuto la forza di chiedere aiuto, anche se qualche segnale di malessere lo avrebbero accusato. Almeno Elio, il bambino più grande. Chiamando la madre, intorno all’ora di cena, le aveva detto di non sentirsi tanto bene.

Erano i primi sintomi dell’intossicazione? Sarà comunque l’autopsia a stabilirlo con certezza l’epoca del decesso, oltre ovviamente alla causa. Ma il sostituto procuratore Silvia Zannini sta aspettando anche una relazione dei vigili del fuoco al fine di indirizzare il fascicolo aperto in corrispondenza della tragedia.

Ieri mattina, gli stessi vigili del fuoco sono tornati alla dimora di San Felice a Ema - al momento sotto sequestro - per ulteriori verifiche sugli impianti. Nella villa c’erano infatti anche alcune stufe a pellet, ma da una prima ricognizione il sistema di tiraggio sembra non avere problemi.​