Firenze, 21 dicembre 2024 – “Mamma, non mi sento bene, mi gira la testa”. Nell’ultima telefonata di mercoledì sera, Elio aveva manifestato alla madre un po’ di malessere. Ma nessuno poteva pensare che fossero i sintomi dell’intossicazione da monossido di carbonio che avrebbe sterminato la famiglia di San Felice a Ema.
Le esalazioni killer hanno colto i componenti della famiglia poco prima di andare a letto. Non hanno fatto in tempo a chiedere aiuto. O a dare l’allarme. Lo ha fatto invece la madre di Elio ed ex compagna di Matteo Racheli, l’imprenditore originario della Val Trompia, proprietario, oltre che di alcune attività in centro, del bel complesso vicino a Poggio Imperiale dove viveva con la nuova compagna, Margarida Alcione, il figlio della propria precedente unione, Elio appunto, e la figlia di sei anni della coppia.
La donna, che vive a Sant’Angelo a Lecore, dopo aver dato la buonanotte al figlio, l’indomani ha cercato di mettersi in contatto con i vari componenti della famiglia.
Quell’insolito silenzio l’ha messa in allarme. Molto in allarme. Così, intorno all’ora di pranzo di giovedì, ha deciso di andare personalmente a verificare se fossero a casa. La donna non è riuscita a entrare. Tuttavia ha notato che all’interno c’era qualcuno. Le luci, l’albero di Natale, la televisione: tutto era acceso. Ma erano loro ad essere spenti.
Da via di San Felice a Ema è partita la richiesta di soccorso. I primi ad arrivare sul posto sono stati i vigili del fuoco. A stretto giro, le ambulanze del 118 e i mezzi della polizia. Purtroppo soltanto un’ambulanza è partita verso il Meyer: per Elio, Mattia, Alcione non c’era più niente da fare. La bimba, però, la più piccola del nucleo familiare, era ancora aggrappata alla vita.
Forse perché è rimasta minor tempo rispetto agli altri nella stanza della bella villa che ospitava la caldaia - la principale indiziata per la fuoriuscita delle esalazioni assassine - o forse perché, giocando con il babbo e il fratello, si era posizionata sulla spalliera del divano, in posizione un po’ più elevata rispetto agli altri. Il gas, in questi casi, si posiziona infatti in basso, tende a “stendersi“ sul pavimento. Sul perché sia uscito, sarà un’inchiesta della procura ad accertarlo.