Firenze, 20 dicembre 2024 – Il dottor Eugenio Pattarino è pneumologo e medico di famiglia. Perché si muore inalando il monossido di carbonio?
“Si tratta di un gas incolore, inodore e insapore e per questo particolarmente insidioso perché non lo sentiamo. Quando viene inalato, il monossido di carbonio entra nei polmoni e si diffonde nel sangue, dove può causare gravi danni”.
Come agisce sul nostro organismo? Perché è così pericoloso?
“Il monossido di carbonio si lega all’emoglobina nel sangue, ossia a quella proteina che trasporta l’ossigeno dai polmoni ai tessuti e agli organi vitali del corpo. Legandosi, forma la carboxiemoglobina (COHb), che non è in grado di trasportare ossigeno. Impedisce di fatto lo scambio tra l’anidride carbonica (che non va via) e l’ossigeno (che non entra). Il sangue continua a circolare nel corpo perché non ci sono occlusioni, ma non porta ossigeno”.
E quindi che provoca?
“Causa un vero e proprio avvelenamento o soffocamento delle cellule del nostro corpo, in particolare al cervello e al cuore, molto sensibili all’ossigeno”.
Quali sono i principali effetti per una persona esposta a livelli elevati di monossido di carbonio?
“Si parla di ipossia, ossia una carenza di ossigeno nei tessuti. Nei casi gravi, la carenza può portare a perdita di coscienza, aritmie cardiache, convulsioni e danni cerebrali permanenti. Se l’esposizione è particolarmente alta, può causare la morte. È una morte silenziosa: ci si addormenta e si muore”.
In caso di sopravvivenza, che succede?
“Dipende da quanto è stata prolungata l’esposizione e in quale concentrazione. Possono esserci danni permanenti agli organi vitali, al cuore e al cervello: anche brevi periodi di ipossia cerebrale possono causare problemi perenni gravi. Nel caso del cuore, l’ipossia può provocare aritmie cardiache fatali”.
Per chi viene soccorso in tempo, che terapie ci sono?
“Di solito viene fatta la terapia iperbarica con ossigeno puro per accelerare l’eliminazione del monossido di carbonio dal corpo e ripristinare i livelli di ossigeno nei tessuti oppure inserendo il paziente in una camera iperbarica con ossigeno ad alta pressione per cercare di ridurre i danni”.
Perché in una abitazione nuova possono verificarsi incidenti del genere?
“È il risultato delle nostre case ermetiche. Un tempo si moriva con i bracieri, ma molti si salvavano perché le abitazioni avevano spifferi. Ora c’è poco ricambio d’aria; se c’è una fuga di gas o una bombola che perde o una stufa con tiraggio che non funziona, si brucia ossigeno, l’ossido di carbonio rimane nella stanza e il rischio è molto elevato. Fondamentale la manutenzione costante della caldaia”.