Montanari alza il tiro: "Se 11 Agosto si allarga al ballottaggio sfida il Pd. E finirà come a Campi"

Il rettore attende le mosse del M5S: "Ma la strategia la decide Roma". Su una coalizione con la sinistra di Palagi e Del Re si dice "fiducioso". "Non cerchiamo posti, un mestiere già lo abbiamo: chiediamo solo unità". .

Montanari alza il tiro: "Se 11 Agosto si allarga al ballottaggio sfida il Pd. E finirà come a Campi"

Montanari alza il tiro: "Se 11 Agosto si allarga al ballottaggio sfida il Pd. E finirà come a Campi"

di Antonio Passanese

Per la politica fiorentina sono giornate frenetiche. Centrosinistra e centrodestra sono alle prese con le candidature. Ma ciò che tutti si chiedono è cosa farà Tomaso Montanari con la sua associazione “11 Agosto“.

Professore, allora la presenterete o no una lista civica per le comunali di giugno?

"Se ci sarà una coalizione capace di incidere davvero, ci sarà anche una lista. Non siamo interessati a partorire l’ennesimo cespuglio. Siamo talmente abituati alla politica come volontà di potenza che media e politici stentano a capire 11 agosto: non cerchiamo posti, abbiamo un lavoro, non chiediamo nulla alle altre forze. Solo unità, e capacità di far contare davvero il voto delle cittadine e dei cittadini che vogliono cambiare. Che senso avrebbe votare un pezzettino che non servirà a nulla, quando potremmo avere una coalizione capace di fare la differenza?".

Chi, fino a ora, ha aderito al suo appello?

"Tutti quelli cui ci siamo rivolti. Solo i 5 stelle ci stanno ancora pensando, anche se gli iscritti fiorentini in stragrande maggioranza vorrebbero venire con noi. Ma la decisione è romana, e rientra in una strategia complessiva".

Il M5S, o almeno una parte, sembra essere sempre più vicino al Pd. La trattativa tra Conte e Schlein va avanti e nelle prossime settimane, da quello che si sa, potrebbero annunciare l’accordo. A quel punto lei come si muoverà?

"Vedremo. Continuo a pensare che alla fine l’identità profonda del Movimento non potrà portarli ad essere un puntello del sistema di potere fiorentino. Penso che il tatticismo e il cinismo andreottiani siano l’opposto del Movimento… e comunque penso che alla fine tutto dipenda dall’eventuale patto tra Renzi e il Pd, che è ancora possibile: quello è il motore immobile della vicenda, il resto viene a cascata".

Poi c’è Spc che non vuole stare in una coalizione con Cecilia Del Re. Insomma, sembra che i problemi da risolvere non siano pochi.

"Parlandosi, moltissimi nodi si sciolgono. I potenziali elettori di tutte queste forze vogliono cose quasi identiche per la città, e vogliono che il loro voto serva a qualcosa. Non perdonerebbero chi preferisse rimanere il re del suo monolocale".

State ricevendo richieste di candidature? Tra un mese bisognerà presentare programmi e nomi. Come si dice, siamo alle porte coi sassi.

"“11 agosto“ ha innescato una partecipazione che non si vedeva da tanto tempo: i numeri dei nostri incontri, dal Puccini a febbraio all’Adriano la settimana scorsa, lo dimostrano. C’è una enorme voglia di partecipazione. Ma sappiamo che correre alle elezioni ha senso se davvero si può incidere. La sinistra di testimonianza fa solo il gioco del sistema".

In caso di ballottaggio, visto che centrosinistra e centrodestra, su temi chiave come sviluppo dell’aeroporto, turismo, sottoattraversamento, hanno posizioni sovrapponibili, lei darebbe indicazioni di voto? E per chi?

"Se la coalizione che abbiamo in mente si farà, ci sono buone possibilità che finisca come a Campi: e cioè che al ballottaggio ci andiamo noi, con il PD, lasciando fuori la destra. Sarebbero finalmente libere elezioni: libere dal ricatto di una Firenze a destra. Potremmo scegliere davvero. E secondo me finirebbe come a Campi, perché questo sistema nessuno lo sopporta più".