Firenze, 15 novembre 2018 - La quarta sezione penale della Corte di Cassazione ha assolto i tre carabinieri accusati di omicidio colposo per la morta di Riccardo Magherini, avvenuta il 3 marzo 2014 a Firenze. Il collegio ha disposto l'annullamento della sentenza d'appello perché «il fatto non costituisce reato».
La decisione è arrivata dopo 5 ore di camera di consiglio: annullata dunque la sentenza emessa dalla Corte d'appello di Firenze il 19 ottobre 2017, che, confermando il verdetto di primo grado, aveva condannato a 8 mesi di reclusione il carabiniere Vincenzo Corni e a 7 mesi ciascuno altri due militari dell'Arma, Stefano Castellano e Agostino Della Porta.
Il sostituto pg della Cassazione Felicetta Marinelli, nella sua requisitoria di questa mattina aveva invece sollecitato la conferma delle condanne, osservando che la morte di Magherini probabilmente non sarebbe avvenuta se "i carabinieri lo avessero messo in posizione eretta" e non fosse stato invece tenuto prono sull'asfalto nonostante le difficoltà respiratorie. "La sola assunzione della cocaina non lo avrebbe portato alla morte", aveva rilevato il pg, secondo la quale era corretta la contestazione del reato di omicidio colposo e non di quello preterintenzionale, come chiesto invece dagli avvocati di parte civile.
Nei precedenti gradi di giudizio erano già stati assolti sia un quarto carabiniere che due volontarie della Croce Rossa. Il verdetto di stasera cancella anche i risarcimenti cospicui stabiliti dalla Corte d'appello in favore della famiglia Magherini (100mila euro, in particolare, per il bambino della vittima). I giudici di secondo grado, con la loro sentenza dell'ottobre 2017, avevano inoltre trasmesso gli atti alla procura affinche' verificasse se vi fossero o meno gli estremi per procedere anche per il reato di abuso di autorita' contro arrestati o detenuti.
IL PADRE - "Non so che dire, mi casca il mondo addosso". Cosi', raggiunto telefonicamente, Guido Magherini commenta l'assoluzione per i tre carabinieri accusati dell'omicidio colposo del figlio Riccardo.
FAMIGLIA MAGHERINI - "Per ora nessun commento". Così l'avvocato Fabio Anselmo, che difende la famiglia di Riccardo Magherini. La famiglia, si è appreso, è "distrutta" dalla sentenza emessa dalla Cassazione. "E' incredibile, non ci vogliamo pensare, non ci vogliamo credere. Vado dal babbo". Queste le prime parole di Andrea Magherini, fratello di Riccardo, subito dopo aver appreso la notizia dell'annullamento della condanna ai tre carabinieri. Parole che sono state subito commentate da Ilaria Cucchi su Facebook: "Mi chiedo in quale realtà sto facendo crescere i miei figli. Mi stanno facendo tante domande Valerio e Giulia. Non so cosa rispondere".
Sulla pagina Facebook "Gli amici del Maghero (Riccardo Magherini)" è comparsa la scritta: "La Cassazione assolve gli imputati perché il fatto non costituisce reato. In Italia la giustizia non esiste più". Decine in pochi minuti i commenti indignati al post.
L'AVVOCATO DEI CARABINIERI - "Abbiamo sempre creduto nella legittimità della condotta dei carabinieri e siamo felici che la Suprema Corte abbia fatto giustizia di tante contestazioni prive di giustificazioni". Cosi' l'avvocato Francesco Maresca, legale di due dei tre carabinieri imputati, commenta l'assoluzione dei suoi assistiti per la morte di Riccardo Magherini.
COSA ACCADDE - Riccardo Magherini, quarantenne ex calciatore della giovanili della Fiorentina, morì durante un arresto da parte dei carabinieri la notte tra il 2 e il 3 marzo del 2014, in Borgo San Frediano. I tre carabinieri bloccarono Magherini mentre, sotto l'effetto di cocaina e in preda ad allucinazioni, convinto di essere inseguito da qualcuno che voleva ucciderlo, invocava aiuto in Borgo San Frediano, nel cuore del suo quartiere. Magherini quella sera era uscito a cena in un ristorante, poi aveva iniziato a vagare per le strade del quartiere gridando che gli avevano rubato portafoglio e cellulare. Era quindi entrato in una pizzeria dove aveva continuato a dare in escandescenze. Tornato in strada, era stato bloccato dai carabinieri e ammanettato a terra, a pancia in giù e a torso nudo, per almeno un quarto d'ora. All'arrivo di un'ambulanza senza medico a bordo, l'ex calciatore fu trasportato nel reparto di rianimazione dell'ospedale Santa Maria Nuova, dove alle 2.45 ne venne constatato il decesso.