STEFANO BROGIONI
Cronaca

La morte di Astori, i giudici: “Il professor Galanti ignorò le buone pratiche del medico sportivo”

Depositate dalla Corte d’Appello le motivazioni della conferma della condanna a un anno per il decesso del capitano viola. La difesa: “Ignorato il nesso di causa, andremo in Cassazione”

Firenze, 3 ottobre 2024 – Davanti a un “sospetto clinico motivato”, il professor Giorgio Galanti, da direttore della medicina sportiva di Careggi, agì “in netto contrasto con le linee guida dello specifico settore e con le buone pratiche clinico assistenziali”. Sono le parole dei giudici della corte d’appello di Firenze, nella sentenza che ha ribadito, anche in secondo grado, la responsabilità del medico nella morte del capitano della Fiorentina Davide Astori, deceduto nella sua camera da letto di Udine, nella notte che precedeva la partita dei viola contro i friulani del marzo del 2018.

Galanti, 76 anni, pratese, è stato condannato a un anno - oltre ai risarcimenti a favore dei genitori e dei fratelli del calciatore e della compagna, Francesca Fioretti, e della loro figlia Vittoria -, ma il braccio di ferro giudiziario andrà avanti: il legale del medico, l’avvocato Sigfrido Fenyes, sta già lavorando al ricorso in Cassazione. “Riteniamo che la sentenza non sia condivisibile - dice Fenyes - in quanto contravviene alle regole dell’accertamento del nesso di causa indicate dalla stessa Corte di Cassazione”.

Intanto, però, sono due le pronunce che addebitano a Galanti la responsabilità dei mancati accertamenti sul cuore del capitano della Fiorentina. Accertamenti che avrebbero dovuto essere seguiti quando, dai risultati delle prove da sforzo fatti dallo stesso Galanti durante le visite per l’idoneità agonistica del luglio del 2016 e del 2017, emersero alcune asistolie.

Ma Galanti, dicono i giudici Angela Maria Fedelino, Massimiliano Signorini e Francesco Pallini, “degradò” le linee guida previste dai protocolli della medicina sportiva “a semplici schemi di indirizzo”.

Tutti respinti nell’ultimo giudizio i motivi d’appello della difesa. Compresa la richiesta della concessione delle attenuanti generiche vista l’incensuratezza dell’imputato e il prestigio di cui gode nel suo campo. Perché, sempre secondo i giudici, è ritenuta una “colpa grave tenuto conto del bene-vita in gioco”, quella del professore, che si è “discostato ingiustificatamente dalle raccomandazioni delle linee guida vigenti e delle buone pratiche cliniche”.

Consulenti dell’accusa e periti del giudice di primo grado, hanno infatti raggiunto la comune conclusione che le extrasistole affiorate già dai test svolti nel 2014 quando Astori era un calciatore del Cagliari, dovevano imporre un accertamento di secondo livello, come l’holter o la risonanza magnetica cardiaca, stando ai protocolli ’Cocis’.

Certo, l’avvio dell’approfondimento avrebbe dovuto congelare l’attività del calciatore, che non sapeva di soffrire del male al cuore che lo ha ucciso, la cardiomiopatia aritmogena.

Astori si sarebbe potuto salvare - sono ancora le conclusioni degli esperti - dopo la scoperta della malattia cardiaca attraverso l’impianto di un defibrillatore sottocutaneo. Galanti è attualmente imputato anche in un procedimento secondario; quello per la presunta “fabbricazione“ dell’esame “strain”.