REDAZIONE FIRENZE

Morte di Astori, un esame finisce nel mirino

Chiusa la seconda inchiesta sulla tragedia del capitano viola. Per l’accusa lo "strain" è stato falsificato. Tre gli indagati: c’è ancora Galanti

La procura di Firenze chiude anche la costola dell’inchiesta sulla morte del capitano viola Davide Astori. E l’ex direttore della medicina sportiva, il professore pratese Giorgio Galanti, rischia una nuova accusa, anche se questa correrà su un binario differente rispetto al filone dell’omicidio colposo: quella di aver falsificato un esame, lo "strain" (che serve per accertare la contrattilità e la distensività del muscolo cardiaco), a cui è stato sottoposto il numero 13 viola in occasione dell’ultima visita medico sportiva prima della sua morte, avvenuta il 4 marzo del 2018 nell’albergo di Udine in cui la Fiorentina si trovava in ritiro. Assieme a Galanti, ci sono altri due indagati: la sua ex collaboratrice, Loira Toncelli, e il suo successore a medicina sportiva, il professor Pietro Amedeo Modesti. La notizia sul secondo fascicolo relativo alla morte di Astori risale all’estate scorsa.

Ed è un’inchiesta nata quasi per caso, agganciata al capitolo dell’idoneità sportiva del capitano viola. Galanti, oggi (unico) imputato per omicidio colposo, allo scopo anche di comporre una memoria difensiva per il filone principale del processo per la morte di Astori, chiese alla medicina sportiva in cui aveva lavorato fino a pochi mesi prima di andare in pensione, la "cartella Astori". Cioè l’archivio di tutti gli esami a cui era stato sottoposto il calciatore nei suoi anni in viola. E qui si entra nell’oggetto delle contestazioni del pubblico ministero Antonino Nastasi. Lo "strain" di Astori era rimasto ’aperto’. Cioè quell’esame - che non era previsto dal protocollo medicosportivo - non era stato formalmente chiuso. Questa operazione di chiusura venne fatta "in data anteriore o prossima al 10 aprile 2019", come contesta la procura.

Il lavoro fatto in due tempi ha prodotto un risultato marchiano: il certificato dello strain di Astori, effettuato il 10 luglio 2017 secondo quanto riportato nel documento stampato, portava però data e carta intestata dell’aprile 2019. Un anno più tardi del decesso del capitano della Fiorentina. In un’epoca in cui non c’era più Galanti a dirigere la struttura di Ponte Nuovo, ma Modesti, che al filone principale per il decesso Astori è estraneo.

A medicina sportiva questa operazione provocò un mezzo trambusto "interno".

Il direttore Modesti avrebbe inteso distruggere questo documento ma esso arrivò ugualmente sul tavolo dei magistrati. E così è nata l’inchiesta bis, un "falso per soppressione" relativa al caso Astori, che a questo punto approderà anch’essa davanti a un giudice. I difensori dei tre indagati (Sigfrido Feyns per Galanti, Mario Taddeucci Sassolini per Modesti, e Vincenzo De Franco per Loira Toncelli) preferiscono non commentare l’ultima mossa della procura e aspettano di confrontarsi davanti al giudice.

Ma la prossima scadenza che riguarda il procedimento per la morte di ’DA13’ è in agenda il prossimo primo ottobre. Quel giorno è fissata la discussione della superperizia commissionata dal giudice Angelo Antonio Pezzuti. I due periti del tribunale (il cardilogo Fiorenzo Gaita e il medico legale Gianluca Bruno) saranno gli arbitri di una contesa fra luminari del "cuore". Per il consulente del pm Nastasi, il prof di Padova Domenico Corrado, Galanti ignorò alcuni campanelli d’allarme proveniente dagli esami da sforzo che avrebbero dovuto suggerire quanto meno un approfondimento cardiaco per il calciatore.

Stefano Brogioni