Morte di Duccio Dini. La Cassazione annulla quattro condanne. Processo da rifare

I giudici hanno disposto un appello ter per ricalcolare le pene. Il 29enne fiorentino fu investito e ucciso mentre andava a lavoro. da un’auto coinvolta in un inseguimento tra clan di etnia rom .

Morte di Duccio Dini. La Cassazione annulla quattro condanne. Processo da rifare

Morte di Duccio Dini. La Cassazione annulla quattro condanne. Processo da rifare

Processo da rifare per quattro degli imputati nella morte di Duccio Dini. Così ha deciso la Corte di Cassazione, che ha annullato la condanna a 22 anni di reclusione per Kjamuran Amet e Remzi Amet, Dehran Mustafa e Antonio Musafa per la morte del fiorentino di 29 anni travolto e ucciso da un’auto impegnata in un inseguimento tra clan di etnia rom, la mattina del 10 giugno 2018. I giudici hanno così disposto che si svolga a Firenze un nuovo processo d’appello, il terzo, esclusivamente al fine di ricalcolare la pena per i quattro imputati. Già nel marzo 2023, la Suprema Corte aveva annullato le condanne fino a 25 anni e due mesi inflitte dalla Corte d’appello di Firenze a quattro partecipanti all’inseguimento di Rufat Bayram, ordinando un processo d’appello bis per rideterminare la pena tenendo conto dell’attenuante dell’articolo 116 del codice penale. La norma prevede una sanzione inferiore per chi, come loro, volevano compiere un reato diverso da quello commesso.

"La tangibile difficoltà - si legge nelle motivazioni della Cassazione - di comprendere se ed in quale misura l’azione di Remzi Mustafa (il conducente della Volvo S60, ndr), condizionata dall’ardore giovanile (egli era, all’epoca, appena diciannovenne), sia stata influenzata da comportamenti posti in essere dai correi negli istanti successivi al mancato impatto con il ciclomotore induce, in definitiva, ad escludere, in un’ottica garantistica, che detti imputati possano essere ritenuti responsabili, a titolo di dolo eventuale, della morte di Duccio Dini".

Secondo la Suprema Corte, "tali fatti devono, invece, essere loro ascritti ai sensi dell’articolo 116 codice penale", che dice: "se il reato commesso è più grave di quello voluto, la pena è diminuita riguardo a chi volle il reato meno grave".

Riconosciuta quindi "la piena responsabilità per il tentato omicidio di Bajram Rufat di Remzi Amet, Dehran Mustafa, Antonio Mustafa e Kjamuran Amet", i quali però, argomentano ancora i giudici "non hanno voluto, nel senso prima indicato, il più grave e diverso reato".

Sono invece definitive altre tre condanne. Il conducente della Volvo Mustafa Remzi deve scontare 25 anni, sia per l’omicidio volontario di Duccio che per il tentato omicidio di Bajram. Definitive anche le due condanne a sette anni (per tentato omicidio) di Kole Amet ed Emin Gani, che parteciparono all’inseguimento a bordo di un furgone Opel che si attardò a causa della foratura di una gomma. I tre sono in carcere.

Duccio Dini, quel giorno, stava andando al lavoro e, in sella al motorino, era fermo al semaforo in via Canova, quando fu investito dalla Volvo che correva a folle velocità, venendo sbalzato. Il giovane rimase tragicamente coinvolto da totale estraneo in una spedizione punitiva pianificata per risolvere una faida tra famiglie di etnia rom.

Pietro Mecarozzi