Firenze, 21 febbraio 2025 – La morte, a soli 42 anni, di Enzo Galli, vittima simbolo del Covid a cui è stato dedicato anche un giardino a Careggi, poteva essere evitata se curato diversamente? Servirebbe una perizia a stabilirlo, ma, da luglio ad oggi, nessun medico ha dato la propria disponibilità al giudice per assumere l’incarico necessario a stabilire se l’uomo, che aveva contratto il virus in India, durante un viaggio finalizzato all’adozione della loro bimba, sia stato curato adeguatamente a Careggi.

L’avvocato Carlo Taormina, legale di Simonetta Filippini, la vedova, è furibondo: “Il 28 febbraio c’è l’incidente probatorio faticosamente ottenuto, apprendiamo però che l’infettivologo Nicolò De Gennaro ha rinunciato all’incarico. Perché questa rinuncia? La realtà è che nessuno vuole andare contro Careggi”. Non è il primo professionista che dribbla la partecipazione a questo accertamento. E quei “no” alimentano le interpretazioni più disparate. Di fatto, l’indagine, al momento contro ignoti, nata dall’esposto della vedova di Galli, è paralizzata.
La denuncia di Simonetta Filippini, presentata nel novembre del 2022, basata su una consulenza medico legale firmata dalla dottoressa Sporeno e integrata poi dall’intervento della dottoressa “no vax” Barbara Balanzoni, era prima incappata nella richiesta di archiviazione avanzata dalla procura. Per la moglie, Galli, ricoverato per più di tre mesi in terapia subintensiva, dove morì nell’agosto del 2021, avrebbe subito gravi lesioni consistite nello sfondamento dei polmoni a causa dell’eccesso di somministrazione di ossigeno.
Il gip, Anna Liguori, aveva poi accolto l’opposizione all’archiviazione, disponendo l’accertamento con la modalità dell’incidente probatorio. Ma al quesito - “accertare se la somministrazione dell’ossigeno sia avvenuta secondo le pratiche assistenziali previste per il caso specifico e in caso contrario se ciò ha influito sul decesso del signor Galli” - finora non si è trovato nessuno pronto a rispondere.
Ieri, Simonetta Filippini ha partecipato alla manifestazione davanti al palazzo di giustizia di Novoli, dove, cinque anni dopo l’inizio della pandemia in Italia, si sono radunate anche persone che lamentano danni da vaccino.
Il 42enne era partito da Campi Bisenzio con la moglie nell’aprile del 2021 per l’adozione di Mariam Gemma ma rimasero bloccati a New Delhi a seguito della positività di Simonetta che venne ricoverata.
Una settimana di inutili appelli per rientrare con un volo di Stato e solo dopo l’utilizzo di un volo sanitario privato, organizzato dagli amici della coppia dopo una raccolta fondi (in 48 ore vennero messi insieme 130.000 euro) riuscirono a tornare in Italia. L’8 maggio l’atterraggio a Pisa e tutti e tre furono ricoverati in ospedale. I decorsi però sono stati diversi: Simonetta e la figlia, dopo pochi giorni, lasciarono Careggi e il Meyer per negativizzarsi a casa a Campi Bisenzio mentre Enzo dal Covid non si è più liberato. L’ossigeno per la respirazione, la sedazione e ai primi di agosto lo shock settico: l’ingresso in dialisi e nel frattempo la terapia antibiotica sembrava aver aperto una luce di speranza. Alla fine di agosto, la situazione precipitò. Quella lunga battaglia commosse la città e non solo. Tanto che il nome di Enzo Galli venne scolpito su una targa: “Enzo Galli, esempio di umanità e solidarietà. Vittima del covid”.