Morto dopo il concerto. C’è un secondo indagato

Convalidato il fermo. Un altro operaio accusato di favoreggiamento .

Il gip del tribunale di Firenze Piergiorgio Ponticelli ha convalidato il fermo del 49enne Ibrahimi Senad, accusato di omicidio preterintenzionale perché la sera dell’11 aprile scorso, durante il concerto dei Subsonica al palasport Nelson Mandela Forum, ha colpito con un pugno alla testa il 47enne Antonio Morra, facendolo cadere a terra e causandone la morte, sopraggiunta poco dopo all’ospedale fiorentino di Careggi. L’udienza si è tenuta nel carcere fiorentino Sollicciano. Il gip ha disposto la misura cautelare dell’arresto in carcere per l’indagato perché sussisterebbe il pericolo di fuga e il rischio di reiterazione del reato. Senad – difeso dall’avvocato Luca Maggiora – è accusato di omicidio preterintenzionale. L’identificazione sarebbe avvenuta anche grazie a un video dell’impianto di sorveglianza del Mandela Forum.

Il caso sembra essere indirizzato verso la risoluzione, ma da domenica mattina è comparso un secondo indagato nel fascicolo d’inchiesta aperto dal pm Alessandro Piscitelli. L’avviso di garanzia ha raggiunto un fiorentino di 28 anni – difeso dall’avvocato Alberto Russo del foro di Pistoia – la cui posizione sarebbe emersa a un secondo esame dei testimoni sentiti subito dopo i fatti. Versioni divergenti che non hanno convinto gli inquirenti. Il giovane faceva parte del gruppetto di operai di allestimento e smontaggio del palco che nel video discute animatamente con morra, prima del cazzotto mortale. "Non è stato raggiunto da alcuna misura cautelare – spiega l’avvocato Russo –. Attendiamo gli sviluppi, compreso ovviamente l’esito dell’autopsia che potrebbe anche completamente scagionarlo nel caso che la morte sia attribuibile al solo pugno sferrato dal tunisino. Il mio assistito si dichiara dispiaciuto per l’accaduto, ma assolutamente estraneo alla vicenda". Dai primi risultati dell’autopsia, il trauma alla testa avrebbe provocato la morte di Morra. La relazione definitiva sarà depositata tra 45 giorni. Il lavoro della squadra mobile intanto prosegue per “blindare” la ricostruzione e chiarire le singole responsabilità. Si indaga anche per chiarire se il colpo sia stato inferto con un tirapugni, come quello rinvenuto in una aiuola poco distante dal luogo dell’aggressione, scrive la Repubblica.

Quanto al rebus coltello: a tu per tu con i facchini, Morra avrebbe mostrato l’arma che è stato poi ritrovata vicino al corpo. Forse, la spiegazione più plausibile per questo gesto, sta in quello che sarebbe accaduto qualche minuto prima, che non è stato ripreso da nessuna telecamera ma sarebbe emerso da alcune testimonianza acquisite dagli inquirenti. E cioè che il pistoiese, dipendente di una ditta di Calenzano, forse alticcio, avrebbe avuto un diverbio con alcuni addetti alla sicurezza dentro il palasport, che lo avrebbero invitato a uscire fuori per fumare una sigaretta. Dal momento in cui Morra, assieme alla moglie, è seduto a metà della scalinata, la ricostruzione dell’aggressione è quasi consolidata: i due parlano, forse discutono, il 47enne si alza in piedi e, con un’andatura incerta, scende le scale in direzione del gruppetto di facchini. Indossano dei giubbotti catarifrangenti e forse, per lui, sono i security con cui aveva banalmente discusso.

P.m.