Firenze, 13 gennaio 2025 - Un'ondata di messaggi da tutta Italia (e non solo) sta arrivando agli operatori di Antropozoa impegnati nella pet therapy per ricordare e salutare Muffin, il meticcio di barboncino impegnato negli interventi assistiti con gli animali anche nei reparti del Meyer di Firenze. Il suo "lavoro" era donare sorrisi e benessere ai piccoli ricoverati, aiutandoli a guarire prima. Muffin era più di un semplice cane: con il suo carattere affabile, il morbido pelo che invitava alle coccole e un’innata empatia, era un operatore a tutti gli effetti, impegnato a portare conforto e gioia in contesti spesso difficili. Nei corridoi dell'ospedale, vicino ai letti o negli ambulatori, ovunque ci fosse bisogno di un sorriso, non si tirava mai indietro. Ma il suo contributo andava oltre: al centro socioterapeutico di Antropozoa nel Valdarno, ha accolto centinaia di bambini e le loro famiglie, diventando per loro una presenza insostituibile. “I messaggi che ci stanno arrivando – riferisce la psicologa ed esperta internazionale di IAA Francesca Mugnai (che è anche presidente di Antropozoa) -, mostrano ancora una volta come quando un animale che ha un compito importante come Muffin viene a mancare, il dolore supera i confini personali per toccare chiunque abbia beneficiato, anche solo indirettamente, della sua presenza. Coinvolge chi ha lavorato e vissuto con lui, chi lo ha conosciuto tra medici e infermieri, i bambini e i familiari che lo hanno incontrato, ma anche chi non ha mai avuto modo di accarezzarlo, condividono un lutto collettivo che invita a riflettere sull’importanza degli animali nella nostra società, non solo come compagni, ma come esseri capaci di svolgere ruoli pubblici e sociali di straordinaria rilevanza”. Con Muffin, ricorda Mugnai, se ne va una generazione di cani (ricordiamo Polpetta, suo fratellastro, e Budino) nati più o meno nello stesso periodo e cresciuti nella fattoria del centro socioterapeutico di Antropozoa insieme a professionisti sanitari ed educativi “umani”. Prima di loro ci sono stati Kato, Laila, Cannella, Quelo. Oggi ci sono Galileo, Gala, Kia, Gioconda, Matia, Cecco, Nina, Sofi, Bruno e Orso. Domani ci saranno nuovi “colleghi” a 4 zampe, tra cui l’ultima arrivata in casa Antropozoa: la piccola Flo. Tutti cani di età, razze e stazze diverse, ognuno con una sua peculiarità e una sua particolare predisposizione verso pazienti e bisogno specifici, tra bambini, anziani, disabili, persone nello spettro autistico, Alzheimer. Coloro che ci sono già stati hanno avviato un percorso che ha permesso di scrivere la storia della pet therapy nelle strutture sanitarie pubbliche, grazie al supporto della Fondazione Meyer e dell’AOU Meyer con Antropozoa con un protocollo specifico che è stato di esempio per la sanità italiana e anche oltre confine. Coloro che ci sono e ci saranno, proseguiranno in questa strada fatta di esperienza, formazione continua, controlli specifici e della preziosa e inscindibile collaborazione tra professionalità sanitaria ed educativa umana e animale.
CronacaAddio Muffin, il barboncino nero della pet therapy del Meyer