PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Il delitto dopo il concerto. La verità dell’autopsia. Letale il primo pugno: "Colpita un’arteria"

A far precipitare le condizioni del 47enne anche l’alto tasso di alcol in corpo

Antonio Morra

Firenze, 12 luglio 2024 – Un pugno ‘killer’ , dritto su una delle arterie più importanti, ha causato la morte di Antonio Morra, 47enne residente a Pistoia pestato dopo il concerto dei Subsonica dello scorso aprile al Mandela Forum di Firenze. A dirlo è l’autopsia firmata dal medico legale di Careggi, Martina Focardi, nella quale viene specificato che a provocare la morte di Morra è stato il primo violentissimo colpo sferratogli alle spalle da Senad Ibrahimi, 48enne veronese di origine kosovara, uno degli inservienti che ebbero da ridire con l’uomo in fondo alla scalinata del palazzetto di Campo di Marte, dove fino a pochi minuti prima si era esibita la band. Letale è stato l’impatto contro l’arteria vertebrale, che sale all’interno di specifici fori su per le prime sei vertebre della cervicale, e che rompendosi ha causato un’emorragia interna e, dopo alcune ore, complici molteplici complicazioni, la morte dell’operaio 47enne.

Ad aggravare le condizioni dell’uomo, secondo l’autopsia, sarebbe stato anche stato di ubriachezza: l’alcol è un vasodilatatore periferico, che in quanto tale fa aumentare la quantità di sangue in circolazione, e avrebbe così accelerato l’emorragia e poi il decesso. Si complica non poco quindi la posizione di Ibrahimi - difeso dagli avvocati Luca Maggiora e Lapo Bechelli -, fermato a poche ore dai fatti con l’accusa di omicidio preterintenzionale e in carcere da aprile.

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Tuttavia, secondo il pm Alessandro Piscitelli, anche il 29enne Cristian Corvo, dipendente della stessa ditta di facchinaggio incaricata dello smontaggio del palco dopo lo spettacolo, avrebbe preso parte all’aggressione. Per lui, pochi giorni fa, sono scattati gli arresti domiciliari. Nell’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip Piergiorgio Ponticelli, il 29enne si è avvalso della facoltà di non rispondere. A differenza di Ibrahimi, Corvo deve rispondere di lesioni aggravate dalle condizioni di minorata difesa in cui, secondo la ricostruzione dell’accusa, si trovava Morra quando scoppiò l’alterco con i facchini.

Il suo pugno non è stato quello fatale: Morra, infatti, riceve il primo colpo, da dietro, e mentre cade in avanti incassa il cazzotto di Corvo che, come un muro di gomma, lo rimbalza all’indietro e lo fa crollare al suolo, dove violentemente sbatte la nuca (nel punto opposto a quello del primo pugno). Una sequenza mortale che, tuttavia, secondo gli esami, non ha inciso sulla morte del 47enne, sopravvenuta qualche ora dopo l’aggressione, ma comunque provocata dal colpo di Ibrahimi.