Firenze, 14 dicembre 2017 - La moschea si farà. Non sul terreno comunale di Firenze dove, dopo anni di ricerche per l’individuazione del luogo più appropriato e dopo un valzer di no, di sì e di quasi sì, è finito tutto a ramengo, ma a Sesto Fiorentino. Con un accordo storico che lega a doppio filo Arcidiocesi di Firenze, Università, Comune di Sesto e Comunità islamica.
La convenzione, che prevede la costruzione di una grande moschea e di un edificio di culto cattolico, affiancati nell’area limitrofa al Polo universitario scientifico di Sesto, sarà sancita da un atto formale che verrà deliberato dal consiglio d’amministrazione dell’Ateneo fiorentino il 21 dicembre.
Se il gran giorno deve ancora venire, i dettagli dell’accordo sono già stati pattuiti nero su bianco: la comunità musulmana comprerà dalla Curia il terreno su cui sarà costruito il centro islamico, mentre l’Università cederà alla Chiesa l’area per tirare su – analogamente e contemporanemente – un centro cattolico. Un atto dallo straordinario ed evidente valore simbolico culturale e religioso, già che la moschea sorgerà sul terreno della Curia e, scambievolmente, il centro cattolico sul terreno dell’Università: ma anche il fatto che si sia deciso di edificarli fianco a fianco e contemporaeamente ha un significato che non deve essere maggiormente esplicitato.
Più prosaicamente e per venire ai soldoni, si tratta di un’operazione a valore di mercato che si aggira sui 260mila euro. Poi, la comunità islamica e la Curia dovranno metterci sopra i finanziamenti per la realizzazione: i tempi saranno rapidi.
Il cardinale Giuseppe Betori, d’altronde era stato netto: aveva parlato più volte della necessità di realizzare una moschea per i fedeli musulmani. «Tutti hanno diritto a un luogo degno per l’esercizio del proprio culto» e la moschea di piazza dei Ciompi «non rispetta la dignità di una religione», aveva detto nel marzo scorso in Palazzo Vecchio in occasione della consegna al sindaco Dario Nardella del messaggio scritto da papa Francesco per la Giornata della pace.
Ma era tornato sulle stesse parole di tre mesi prima, quando nel suo messaggio di Natale, l’arcivescovo respinse con forza l’idea che la scelta di ospitare a Firenze una nuova moschea potesse essere sottoposta a un referendum consultivo fra i cittadini. Nonostante gli auspici del cardinare, a Firenze le cose non sono andate dritto per dritto.
Dopo la clamorosa stroncatura di Matteo Renzi che, nell’aprile scorso, bocciò senz’appello l’idea Nardella di dare una possibilità alla comunità musulmana fiorentina, almeno di celebrare il Ramadan alla caserma Gonzaga anziché negli ormai angusti spazi del centro islamico di borgo Allegri, per quasi due mesi il tormentone nuova moschea sì-nuova moschea no è stato tra gli argomenti più discussi in città. In cima anche alle agende dei politici. Poi è arrivato l’oblio. Nonostante la comunione d’intenti del Pd di far partire un percorso partecipativo che coinvolgesse anche i cittadini oltre a tutti i sindaci della Città metrpolitana, nonostante gli appelli dell’arcivescovo Giuseppe Betori, calibrati sulla necessità di offrire ai fedeli di ogni religione un luogo di culto degno, nonostante la volontà della comunità musulmana di cercare uno spazio (per due volte preso da altri: il terreno in viale Europa e l’ex deposito tram a Varlungo) dove poter costruire il nuovo centro.
Finalmente siamo alle firme. Agli impegni presi. A Sesto Fiorentino il sindaco Lorenzo Falchi ha sostenuto il progetto di Università, Curia e Comunità islamica. Un progetto di integrazione culturale così avanti da essere quasi rivoluzionario. Un messaggio di pace fra i popoli in un momento storico fra i più tesi e difficili con il mondo islamico, il cardinale Betori tende il ramoscello d’ulivo ben oltre l’ostacolo.