Un delitto da anticipare di due notti, verbali mai emersi e dichiarazioni di un ‘correo’ indebolite da nuovi elementi. Mario Vanni era davvero uno dei mostri di Firenze o la sua condanna è stata un gigantesco errore giudiziario? Sarà la corte d’appello di Genova a stabilirlo, a 25 anni da una sentenza della Cassazione che non ha mai definitivamente chiuso il caso giudiziario più intricato e discusso d’Italia.
Sabato scorso, Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, gli avvocati di Paolo Vanni, nipote di Torsolo, scomparso nel 2009, hanno consegnato ai giudici liguri l’istanza di revisione della condanna all’ergastolo del postino di San Casciano Val di Pesa per quattro degli otto duplici omicidi avvenuti nelle campagne attorno al Firenze tra il 1968 e il 1985.
L’istanza – circa 350 pagine – si concentra in particolare sugli esiti di una consulenza di entomologia forense sul delitto avvenuto a Scopeti nel 1985, l’ultimo duplice omicidio in cui il mostro sorprese due francesi accampati in una tenda. Le conclusioni del professor Stefano Vanin e della dottoressa Fabiola Giusti, esperti di questa scienza che nel 1985 in Italia era pressoché sconosciuta, rappresenterebbero una "nuova prova" e farebbero crollare le basi delle sentenze di condanna dei "compagni di merende".
Esse sono infatti ancorate alle dichiarazioni di Giancarlo Lotti, testimone-pentito a sua volta condannato a 26 anni per la compartecipazione ai crimini consumati tra il 1982 e il 1985: ammise, tra le tante, di aver assistito all’esecuzione dei due turisti francesi la sera di domenica 8 settembre. I cadaveri verranno trovati da un cercatore di funghi intorno all’ora di pranzo del giorno successivo. Le foto al tavolo autoptico su cui il pool di entomologi ha studiato il caso (oltre a un esperimento compiuto direttamente sulla piazzola), mostrano "larve al terzo stadio", ossia in una condizione raggiungibile solo dopo 56 ore dalla deposizione delle uova. Il calcolo all’indietro porta addirittura alla notte di venerdì 7. Questo invaliderebbe le parole di Lotti, e anche alcune testimonianze come l’avvistamento della vittima Nadine Mauriot in un bar di San Casciano a fra colazione la domenica mattina: la donna non aveva i capelli corti come la foto del documento, pubblicata da La Nazione, che aveva innescato il riconoscimento, ma la chioma più lunga e qualche anno in più.
Per di più, la francese, commerciante, conservava maniacalmente ogni scontrino della vacanza con il fidanzato Jean Michel Kraveichvili: i rendiconti, trovati nell’auto della coppia, si fermano a venerdì. Nuovi elementi dell’istanza in difesa di Vanni anche per il delitto di Vicchio: due verbali mai entrati negli atti del processo parlano di spari intorno alle 21.45, la sera del 29 luglio 1984. Lotti collocò la partenza da San Casciano (distante 70 km) alle 22.
"Quella dei compagni di merende è una sentenza ingiusta che deve essere rivista. Non dà giustizia alle vittime e qui è vittima anche chi è stato condannato", dicono Biscotti e Mazzeo. "Mio zio era un docile, non ce lo vedo proprio a fare quelle cose", aggiunge il nipote.