STEFANO BROGIONI
Cronaca

Mostro di Firenze, nuovo giallo. Sparita la Nikon dei francesi uccisi. Tra i reperti solo i vestiti e la tenda

Aperti i plichi durante l’udienza. I familiari della coppia avevano chiesto di riavere le ultime foto scattate. I legali: "Troppi processi, la procura non sa dove sia tutto il materiale. Una sconfitta per la giustizia".

Mostro di Firenze, nuovo giallo. Sparita la Nikon dei francesi uccisi. Tra i reperti solo i vestiti e la tenda

La Nikon non si trova, e sono sparite anche le fotografie che Nadine Mauriot e il fidanzato Jean Michel Kraveichvili si scattarono durante la loro vacanza in Italia, prima di essere trucidati dalla calibro 22 del mostro di Firenze: non sono nei plichi che il tribunale ha fatto aprire in presenza delle parti interessate. E allora, che fine hanno fatto? Un mistero nel mistero più intricato della storia criminale italiana. L’amara scoperta è stata fatta durante l’udienza che la corte d’assise ha convocato ieri mattina al ’bunker’, nella stessa aula che 30 anni fa ospitò il processo al contadino Pietro Pacciani, condannato in primo grado, assolto in appello, morto prima che, per ordine della Cassazione, si celebrasse un giudizio bis. Alla luce dell’istanza degli avvocati Vieri Adriani, Gaetano Pacchi e Antonio Mazzeo, dopo mesi di ricerche, vane, nei magazzini dei corpi di reato, erano stati individuati due plichi che avrebbero potuto contenere il materiale che gli avvocati dei parenti delle vittime francesi avevano chiesto in restituzione. La fotocamera e soprattutto le ultime immagini di una mamma (Nadine aveva due figlie dal precedente matrimonio, Estelle ed Anne) o di un fratello che non ci sono più, avrebbero un grande valore affettivo.

E, chissà, avrebbero potuto aggiungere anche qualche elemento di novità, in una vicenda che, nonostante siano passati quasi quarant’anni dall’ultimo degli otto duplici omicidi, non risparmia i colpi di scena. Ad esempio, dove fossero stati i fidanzati nel loro tour in Val di Pesa. Ma nell’udienza di ieri, non c’è stata nessuna sorpresa, con grande amarezza dei legali. O meglio, la sorpresa c’è stata perché, oltre a degli indumenti femminili (probabilmente di Nadine) spuntati da un plico, nell’altro c’era il cosiddetto catino, rivestimento interno della tenda canadese in cui era accampata la coppia francese nella radura di Scopeti. Per l’avvocato Valter Biscotti, legale di Paolo, nipote di Mario Vanni, condannato all’ergastolo come complice di Pacciani, il fatto che quel telo della tenda a una prima ricognizione si presenti intonso, e non tagliato, può essere un elemento che sbugiarda la versione del ’compagno di merende’ Giancarlo Lotti, il quale, chiamandosi in correità, disse di aver visto, a Scopeti, il postino di San Casciano con il coltello squarciare la tenda. L’obiettivo di Biscotti, con Mazzeo, è quello di raccogliere elementi a supporto di una richiesta di revisione della condanna del postino. Tentativo già fallito nel 2002, presso la corte d’appello di Genova: allora, l’elemento di novità che avrebbe dovuto scompaginare le verità processuali era uno studio entomologico sulle larve presenti sui corpi delle vittime, insetti che retrodaterebbero il delitto e dunque certificherebbero, nuovamente, le bugie di Lotti, che riferì di aver assistito al delitto la sera della domenica.

Adriani, il legale che da un proprio esposto ha innescato la pista Vigilanti, il legionario pratese recentemente scomparso a 93 anni, invita ad andare avanti: "Le foto cercate non ci sono e per la procura non si sa neppure dove siano, a causa della molteplicità dei procedimenti aperti negli anni – dichiara –. Aspettiamo di verificare se, come accennato dal pubblico ministero, dei reperti sono confluiti nel procedimento già iscritto nei confronti di Vigilanti. In ogni caso anche in questa occasione la giustizia non esce vincitrice". L’ultima speranza di ritrovare la Nikon sta in un atto, firmato dal pm Paolo Canessa il 28 gennaio del 2015: è un sequestro di corpi di reato relativi all’ultimo duplice omicidio del mostro, probabilmente finalizzato alla ricerca del dna e di altri reperti, tipo l’ogiva sparata dalla pistola del mostro rimasta in un cuscino per tre decenni.