STEFANO BROGIONI
Cronaca

Mostro di Firenze, ultimo atto . La figlia della vittima francese: "Non archiviate, voglio giustizia"

Nel 1985 Nadine Mauriot fu uccisa con il compagno, oggi l’udienza che potrebbe chiudere l’inchiesta. La battaglia di Anne: "Mia madre era dolce e allegra. Ci sono stati errori e sentenze a metà, serve chiarezza".

Mostro di Firenze, ultimo atto . La figlia della vittima francese: "Non archiviate, voglio giustizia"

Mostro di Firenze, ultimo atto . La figlia della vittima francese: "Non archiviate, voglio giustizia"

Per Anne Lanciotti, Firenze non significa arte e bellezza. Ma dolore e rabbia. Quando aveva 4 anni, cioè nel settembre del 1985, una calibro 22 e un coltello hanno ucciso e straziato sua madre, Nadine Mauriot, e il fidanzato di lei, Jean Michel Kraveichvili in una radura in località Scopeti, a San Casciano, dove la coppia aveva piantato una canadese.

È stato l’ultimo delitto del mostro – 16 vittime in 17 anni di sangue – e per dire no all’archiviazione di un’inchiesta che racchiude più di 55 anni di misteri, molti ancora non chiariti, per la prima volta Anne è atterrata in riva all’Arno. E, come mai in precedenza, oggi parteciperà a quella che potrebbe essere l’ultima udienza di una storia giudiziaria intricata e infinita. E incompleta: per gli ultimi quattro delitti del mostro, sono stati condannati i ’compagni di merende’ Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Pietro Pacciani, il principale imputato, morì prima di un nuovo processo d’appello disposto dopo una condanna all’ergastolo in primo grado e un’assoluzione nel secondo.

Tre duplici omicidi (quello del 1974 e i due del 1981) sono senza un colpevole. "Non cerco risarcimenti, che non abbiamo mai avuto – ha detto Anne – ma sono qua perché voglio capire come mai ci sono stati errori e sentenze a metà. La giustizia non è stata per noi soddisfacente". Tradotta – e anche sostenuta emotivamente – da Salvatore Maugeri, un amico d’infanzia di Kraveichvili (suonavano nello stesso complesso, i Vendredi 13), Anne non vuole essere ripresa dalle telecamere.

Oggi è anche lei una madre, come lo era Nadine nel 1985, e vuole tutelare suo figlio e i suoi due nipoti, dai riverberi di questa storia atroce, di cui non sanno nulla. Tuttavia, non risparmia critiche alla giustizia italiana, "patriarcale, arretrata, scollegata dalle tematiche odierne". "Perché questo criminale si accaniva così contro le donne? Furono dei femminicidi", dice, timida ma determinata. E anche molto emozionata: si ferma, s’interrompe per la commozione, ma riparte quando ricorda la mamma. "Una donna dolce, allegra, a casa con lei era sempre festa". La famiglia fece schermo, all’epoca, perché né Anne, né la sorella Estelle, sapessero della ferocia con cui il serial killer s’era accanito sulla coppia. Oggi, invece, vorrebbero verità e il conforto dei ricordi. Ma anche qui, la giustizia italiana non ha risparmiato una delusione.

Nella tenda dell’ultimo duplice omicidio c’era la macchina fografica della coppia. Nadine e Jean Michel avevano scattato 17 foto. L’avvocato Vieri Adriani, con il collega Gaetano Pacchi, ha fatto una richiesta ufficiale di rientrarne in possesso. Il tribunale ha risposto che non si trovano più. Per Anne, sarebbero state immagini di sua mamma, "i suoi ultimi momenti di felicità". Per Maugeri avrebbero anche un valore investigativo. "Potrebbero aiutarci a capire quando sono stati a San Casciano, chi hanno incontrato".

Già, perché il delitto dei francesi, non è chiaro neanche quando sia avvenuto. Un cercatore di funghi trovò i cadaveri il primo pomeriggio del lunedì, il "pentito" Lotti raccontò di aver visto Pacciani sparare e Vanni tagliare la domenica sera. Di Nadine – che conservava ogni scontrino di un viaggio che era anche di lavoro: doveva andare a una fiera di scarpe a Bologna – e Jean Michel, le tracce s’interrompono al venerdì.

Stamani, i legali di Anne dovranno convincere il giudice Anna Liguori che non ci si può fermare qua, che, oltre alla posizione del legionario di Prato Giampiero Vigilanti (l’ultimo indagato, archiviato nel 2020) tanti aspetti vanno approfonditi. A cominciare da chi, come stabilito da più perizie, manomise una cartuccia Winchester serie H spuntata dall’orto di Pacciani per farla sembrare imparentata con la pistola del mostro. La calibro 22 che ancora manca.