STEFANO BROGIONI
Cronaca

Mostro di Firenze, il giallo continua

Dai sequestri effettuati in casa dell'ex legionario di Prato Giampiero Vigilanti emergono altri indizi che lo coinvolgerebbero negli 8 duplici omicidi

Giampiero Vigilanti, l'uomo indagato per i delitti del mostro

Firenze, 13 aprile 2018 -  Quel giornale, finito nella sua collezione di articoli sul Mostro, venne acquistato il giorno successivo al delitto di Vicchio. Ma la stampa ancora non sapeva che la settima coppia era già stata uccisa. Quel numero de “La Città” del 30 luglio del 1984, sequestrato nella perquisizione del 16 settembre del 1985 a casa della mamma di Giampiero Vigilanti, a Vicchio, diventa un altro tassello del mosaico dell’inchiesta che vede indagato l’ex legionario di Prato per gli otto duplici omicidi che da quel settembre si fermarono.

Vigilanti compra e conserva il giornale del 30 luglio. Ma quella mattina, nessun quotidiano parlava ancora di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, uccisi alla Boschetta di Vicchio tra le 22 e le 24, secondo il medico legale, di domenica 29. Al momento in cui le edizioni erano state chiuse in tipografia, l’ultimo orrendo omicidio era stato fatto, ma non ancora scoperto. Perché l’ex legionario di Prato tiene proprio quel giornale? Non certo per quella sua ‘passione’ per il noir con cui si giustificò all’epoca, visto che quel giorno, del mostro delle coppiette che aveva ammazzato di nuovo nessuno ancora sapeva. I cadaveri erano stati rinvenuti intorno alle 4. Sarà un’edizione straordinaria de La Nazione, uscita la sera del 30 luglio, ad informare del delitto a caratteri cubitali, con il titolo «IL MOSTRO E’ TORNATO». Ma se i cadaveri fossero stati trovati prima (vennero uditi dei colpi poco prima delle dieci) e la notizia fosse giunta in tempo in redazione, i cronisti dell’epoca avrebbero potuto inserire almeno una ‘ultim’ora’. Cercava quella sul giornale? E poi, quella notte, raccontano gli atti dell’indagine sugli otto duplici omicidi ancora aperta, fu pure costellata di strane telefonate e segnalazioni. Quasi come se il mostro avesse fretta di far arrivare gli inquirenti alla Boschetta. Ma i giornali rinvenuti nella perquisizione eseguita dal maresciallo dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Prato, Antonio Amore, contengono altri dettagli a carico dell’ultimo degli indagati. Forse addirittura più «forti».

Giampiero Vigilanti
Giampiero Vigilanti

Sempre  a casa della mamma di Vigilanti, che abitava a Padule, ci sono le pagine de La Nazione datate 16 e 17 settembre 1974. Sono i giornali in cui si parla del massacro di Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore a Sagginale. Anche questo non è un particolare da poco, anzi: per molti anni, infatti, quello del 1974 era un duplice omicidio «semplice», che solo più tardi – e cioè nel 1982, dopo Baccaiano – sarà collegato al 1968 tramite la pistola calibro 22 e agli altri omicidi. Eppure, Vigilanti, già nel 1974 ha avuto cura di mettere da parte e conservare, per almeno undici anni, quei ritagli, in quella collezione che si farà sempre più ricca. E variegata. Ne La Nazione del 14 luglio 1984, ritrovata anch’essa a casa della madre, c’è un taglio a metà pagina in cui si parla di ‘Un maniaco sessuale terrorizza l’Inghilterra’ e nel giornale del 27 maggio 1984 del “Giallo a Piombino: scompare un marittimo. Un delitto sessuale?”.

In quel settembre  1985, a casa di Vigilanti, a Prato, oltre alla pistola High Standard calibro 22 (quella di cui verrà denunciato il furto, assieme ad altre armi acquistate più di recente, nel 2013) ci sono anche gli articoli sulla strage «nera» del rapido 904 del 23 dicembre 1984 (i giornalisti de La Nazione, in quell’occasione, mandarono in stampa il giornale che uscì eccezionalmente il giorno di Natale) ma anche le edizioni straordinarie del 26 e 27 gennaio 1984 per l’arresto di Giovanni Mele e Piero Mucciarini. Quel giorno i magistrati erano convinti di aver chiuso il cerchio. Sbagliavano, perché il mostro ucciderà ancora, mesi dopo a Vicchio e si fermerà solo dopo Scopeti. La collezione Vigilanti conteneva anche La Nazione del 5 agosto 1984: si parlava di identikit e avvistamenti. E di una telefonata anonima di una persona che a una centralinista del ‘Bingo’ riferì di aver cose da dire su Vicchio, ma di dover restare nell’ombra perché la notte del duplice omicidio «era con una donna sposata». Riattaccherà e non chiamerà più.