di Stefano Brogioni
FIRENZE
Mostro, è finita anche l’inchiesta sulla cartuccia dell’orto di Pacciani. Il gip Anna Liguori ha respinto l’opposizione dei legali delle famiglie delle vittime francesi e ha accolto la richiesta dei pm. La richiesta di ulteriori indagini, presentata dagli avvocati Vieri Adriani e Gaetano Pacchi per conto delle figlie di Nadine Mauriot (l’ultima vittima, uccisa a Scopeti nel settembre 1985), ha riproposto, secondo il giudice, "temi già esaminati e decisi" nel procedimento penale in cui è stato indagato l’ex legionario di Prato Giampiero Vigilanti, e non ha prodotto"alcun elemento nuovo idoneo ad attivare nuove investigazioni".
Ma Adriani non ci sta e lancia un nuovo spunto investigativo, anche clamoroso: sull’ogiva del cuscino di Scopeti, ritrovata dai Ros nel 2015, c’è un dna di uno sconosciuto, oltre a quello dell’“inquinamento“ avvenuto durante la consulenza balistica affidata a Paride Minervini. "Su questo reperto ci sarebbe, per quanto capito, sia il profilo genetico di Minervini, sia quello di un altro un soggetto, rimasto sconosciuto, ma molto verosimilmente da ritenersi l’autore oppure uno degli autori del duplice delitto del 1985 - dice Adriani -. Al momento, in definitiva, il dna del responsabile non è facilmente identificabile, ma occorrerebbero degli interventi “riparatori”, per scorporarlo da quello del Magg. Minervini e poi confrontarlo con quelli riportati nell’elenco di nominativi, già predisposto dalla polizia giudiziaria". Secondo Adriani, "non sembra che di ciò si sia tenuto conto nelle consulenze genetiche, per cui permane l’interesse nostro a stabilire se il dna originale del probabile assassino o del suo complice possa ancora essere concretamente recuperato e comparato con quello di altri proiettili, soprattutto quelli rinvenuti a Giogoli e a Vicchio, dove sono state rinvenute tracce biologiche compatibili con quelle dello ’sconosciuto 2’".