
di Chiara Caselli
Aveva 12 anni Mozart, quando, nel 1768, mise mano al suo primo lavoro teatrale non per effetto della sua naturale esuberanza ma anche per l’intraprendenza e l’ostinazione di papà Leopold. "La finta semplice", dramma giocoso in tre atti, primo tributo mozartiano al teatro d’opera mai prima d’ora rappresentato a Firenze, è il titolo operistico che inaugura il cartellone del Festival di Carnevale del Maggio Fiorentino e andrà in scena al Teatro Goldoni il 24, 26, 28 e 29 gennaio alle 20. Sul podio il maestro Theodor Guschlbauer, che torna alla guida dell’orchestra fiorentina dopo Le nozze di Figaro dello scorso anno alla Pergola. La regia è di Claudia Blersch, al suo debutto al Maggio. Il giovanissimo cast è capitanato dal soprano Benedetta Torre nel ruolo di Rosina ed è costituito da un corposo ensemble di artisti dell’Accademia del Maggio: Eduardo Martinez Flores (Don Cassandro), Lorenzo Martelli (Don Polidoro), Xenia Tziouvaras (Giacinta), Rosalìa Cid (Ninetta), Luca Bernard (Fracasso) e Davide Piva (Simone). Scene e costumi sono degli studenti del triennio in Scenografia di Naba, Nuova Accademia di Belle Arti, coordinati da Margherita Palli.
"Finalmente torniamo a dare vita al Teatro Goldoni – afferma il sovrintendente Pereira – un gioiello nel quale speriamo di poter portare ogni anno almeno una produzione. Siamo orgogliosi di presentare un cast di cantanti che si sono formati all’Accademia del Maggio, con la preziosa aggiunta di Benedetta Torre, formidabile Susanna nelle Nozze di Figaro della scorsa stagione. Abbiamo intenzione di valorizzare il più possibile l’Accademia e ringrazio il coordinatore artistico Gianni Tangucci, per l’eccellente lavoro e l’alto livello raggiunto".
"È incredibile pensare come un ragazzino sia riuscito a comporre un simile, piccolo capolavoro – aggiunge il maestro Guschlbauer - ricco di arie, recitativi e contraddistinto da tre concertati finali molto complessi ed elaborati. E’ emozionante riprendere in mano questa partitura proprio nel teatro che porta il nome di Carlo Goldoni, il più geniale e rivoluzionario commediografo del suo tempo e il più autorevole librettista di soggetti buffi e sentimentali. Fu Leopold Mozart a sollecitare il figlio, che aveva fortemente impressionato l’imperatore Giuseppe II, a comporre un’opera su un libretto che Goldoni scrisse nel 1764 per Salvatore Perillo e che fu rivisto e adattato dal poeta di corte, Marco Coltellini. Ma l’impresario teatrale, il conte Affligio, si oppose al progetto, la rappresentazione viennese saltò e l’opera fu allestita l’anno successivo a Salisburgo".
"In quest’opera – spiega la regista Claudia Blersch – c’è già qualcosa che anticipa i grandi capolavori, le Nozze o Così fan tutte, ma qui Mozart è un bambino che guarda dalla sua prospettiva il mondo degli adulti con i loro intrecci e le loro passioni. E Mozart sarà presente in scena: all’inizio ‘trova’ il teatro con i suoi fantasmi, e alla fine si prepara a partire per il tanto agognato viaggio in Italia. La vicenda è ancora legata agli stilemi della Commedia dell’Arte: due coppie di innamorati sono impediti da due fratelli, Don Cassandro e Don Polidoro, che affermano di odiare le donne ma quando arriva Rosina cadono subito in trappola. Sarà lei, come una fata, a sciogliere i nodi che complicano la trama". Benedetta Torre sottolinea la freschezza compositiva dell’opera: "Interpretare Rosina è l’occasione per scoprire il genio mozartiano agli albori. Le strutture musicali sono molto legate al gusto del tempo, ma già in alcune arie e soprattutto nelle scene d’insieme si intravede il genio della maturità".
E per il ciclo di conferenze "Prima le parole, poi la musica", il musicologo Marco Beghelli presenta La finta semplice venerdì alle 17.30 al foyer di galleria del teatro.