Da un lato i nuovi autovelox, le multe e i cittadini arrabbiati, dall’altro la querelle politica. In Palazzo Vecchio divampa la polemica fra Italia Viva e Pd. Un fuoco di fila: prima l’attacco del coordinatore regionale Nicola Danti: "Di fronte a così tante sanzioni sarebbe opportuno chiedersi se a sbagliare siano i moltissimi multati o non piuttosto i pochi che stanno amministrando la gestione delle nostre strade". E poco dopo è lo stesso leader Matteo Renzi a raddoppiare la dose: "Sto ricevendo decine di email da persone incredule perché, nella mia Firenze – ha scritto nella sua e-news – si fanno multe se si supera di un chilometro il limite. Ad esempio: strada a quattro corsie, limite 50, centinaia di multe per chi va a 51 km. Una visione della Pubblica Amministrazione assurda. Mi sembra sbagliato, soprattutto perché questo non è finalizzato a garantire la sicurezza stradale, obiettivo sacrosanto, ma a far cassa a spese delle famiglie. Un Comune non può diventare un multificio, mai". Il tutto condito da uno scambio di vedute via whattsapp con lo stesso sindaco Nardella. Quella che si annuncia in casa Iv ha il sapore di una rottura.
Nardella ha dato mandato all’assessore Giorgetti per una replica tecnica, condita però con qualche sottolineatura storica. "Gli incidenti sono causati dalla velocità – ribadisce Giorgetti – ma anche dalla distrazione e probabilmente andare a 56 chilometri all’ora (considerando poi il comporto del 5%) davanti un autovelox è distrazione. Le postazioni che misurano la velocità al centro della polemica attuale sono le stesse che avevamo nel 2010 quando guidava l’Amministrazione chi oggi protesta". E ancora: "Noi concordiamo con quanto asseriva la sua amministrazione (quella di Renzi ndr), ovvero che gli apparecchi sono stati collocati nelle strade dove si sono registrati gravi incidenti. Anche noi lavoreremo per dare maggiore visibilità al limite di velocità e alle postazioni perché concordiamo che questi apparecchi svolgono una fondamentale azione per la sicurezza degli utenti della strada". Ma Italia Viva non ci sta: Renzi – ricordano – aveva avuto grande attenzione a non utilizzare le multe con metodo punitivo, togliendo vigilini (quelli di Cioni ndr), mettendo i cartelli fuori dalla ztl e facendo l’operazione sull’omicidio stradale.
La questione però non si misura solo sui chilometri in più fotografati dai velocar di ultima generazione. Sul piatto della bilancia ci sono i rapporti fra Renzi e Nardella da tempo tesissimi. Se l’ingresso nella giunta di Palazzo Vecchio di Titta Meucci aveva lasciato credere che i vecchi rancori fra divorziati, almeno in terra fiorentina, potessero essere superati, la mancata creazione del gruppo di Italia Viva in consiglio comunale è rimasta altamente indigesta. Più che mai dopo il 15 per cento dei renziani nelle urne elettorali che, secondo Italia Viva, avrebbe dovuto ottenere il riconoscimento di un ruolo politico. Ma su questo fronte il sindaco ha fatto orecchie da mercante: sordo alla possibile richiesta di un secondo assessore in giunta ha compattato le truppe della sua maggioranza per evitare fuoriuscite non solo dal Pd, ma più che mai dal gruppo della lista civica Nardella dove qualcuno sembrava pronto a spiccare il volo verso Iv. Come se non bastasse persino la direzione Pd (terreno ormai estraneo a Renzi) ha finito col diventare teatro di un, più o meno frainteso, scontro fra avvoltoi e sognatori.
Le multe sono solo l’ultimo inciampo in ordine di tempo. E un nuovo divorzio ora sembra più vicino.
Pa.Fi.