Multiutility in aula. Borsa, Palagi chiede l’alt. Documento bocciato. Sì alla versione soft del Pd

Milani, Pizzolo, Arciprete e Graziani: "Definire il piano industriale e individuare le modalità di finanziamento". Stop al potere dei privati "Controllo pubblico e minor livello di interferenza di soggetti terzi" .

Multiutility  in aula. Borsa, Palagi chiede l’alt. Documento bocciato. Sì alla versione soft del Pd

Dmitrij Palagi, capogruppo in Palazzo Vecchio di Sinistra Progetto Comune

La Multiutility piomba a Palazzo Vecchio. Nell’intermezzo che separa la discussione (e le decisioni) di merito sul futuro della holding dei servizi tra il passaggio dei patti parasociali di primo e secondo livello e la nuova assemblea dei soci, la bussola del dibattito ha spostato il suo baricentro in direzione del consiglio comunale. Giusto perché la politica ci tiene a reclamare la sua centralità in una fase di (ri)messa in discussione circa la natura della spina dorsale, in termini di fonti di finanziamento, a sostegno del nuovo piano industriale.

Ebbene, la quotazione a Piazza Affari divide et impera l’aula. All’ordine del giorno dei lavori che hanno impegnato i consiglieri nella Sala de’ Dugento, il bilancio consolidato relativo all’esercizio 2023. Più ’succosi’, i due ordini del giorno in calce, legati tra loro in una sorta di rapporto di stretta dipendenza: l’uno il dritto e il rovescio dell’altro.

Il primo proponente è stato il capogruppo di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi, per esprimere - a mo’ di impegno chiesto alla giunta Funaro - la netta "contrarietà a qualsiasi ulteriore delibera legata al progetto Multiutility Toscana che preveda la sua quotazione in Borsa". Musica per le orecchie del segretario regionale Pd Emiliano Fossi, verrebbe da dire. Ma tant’è. Detto ciò, risultato? Palagi sull’Aventino, a causa del niet delle altre opposizioni (alla sua destra), e della maggioranza (monca dell’astensione di Avs). Unici ’compagni’ solidali di giornata: i grillini. E via con le intemerate: "Non ci interessa il dibattito tra chi è più di sinistra - la sferzata di Palagi -. A contare, però, sono gli atti votati. E oggi - ieri, ndr -, il Pd ha votato con le destre sulla quotazione in Borsa, mentre Avs si è astenuta".

Nel frattempo, il Pd è corso ai ripari pareggiando il conto con l’altro ordine del giorno pesante: quello del capogruppo Luca Milani. Più velato, tenue, morbido, soft, blando, dalle maglie larghe, calibrato col bilancino nei termini usati. Compreso il non detto.

Un passepartout, sì, utile a controbattere per tempistiche e contenuto Palagi, ma anche a tenere ben salda la palla a centrocampo per non esporsi a contropiedi o fughe in avanti sgradite. Vista la stagione in corso di un Pd segnato da frizioni correntizie tra riformisti e schleiniani, amministratori-soci e segreterie in versione ’Ditta’, ora che le partite calde della Multiutility arrivano sui tavoli. A partire dalla partita multistrato dell’Acqua.

Sull’odg di Milani: maggioranza compatta, i renziani optano per l’astensione, Spc e 5S per il non voto, e destre contrarie.

Tariffe basse e contenute, investimenti garantiti pro conversione ecologica e un sistema di gestione incline "alle peculiarità dei territori", i desiderata di Milani e dei suoi. Fin qui, un mantra sistemico da Realpolitik.

Politicamente significativo è il passaggio dell’ordine del giorno dedicato alle modalità di reperimento delle risorse utili agli investimenti. Quel "tenendo conto della necessità di garantire il controllo pubblico e la gestione diretta della società - si legge - e il minor livello possibile di interferenza da parte di soggetti terzi rispetto ai Comuni soci". Chi sarebbero i soggetti terzi chiamati a non interferire? Chi sono gli interlocutori di Milani? Sia mai i privati, aziende o società che orbitano attorno al pianeta Multiutility?

Francesco Ingardia