Multiutility, l’assemblea dei soci. I sindaci stanno fermi un giro: "Prima decidiamo cosa fare"

Borsa e acqua, le settimane di frizioni all’interno del Pd paralizzano ogni iniziativa. Confronto tra i Comuni entro una decina di giorni. Poi tutto rinviato alla prossima assise.

Firenze, 24 settembre 2024 – Inchiodati alla corsa sul posto. Tanto movimento per poi rimanere fermi ai blocchi di partenza. I tempi non sono ancora maturi per sciogliere pubblicamente le riserve di partite strategiche che stringono la morsa sulla Multiutility, holding dei servizi pubblici toscana che fa a capo ad Alia.

Nell’auditorium Ridolfi di via Carlo Magno si è tenuta ieri la tanto attesa assemblea dei soci, a cui ha preso parte il 96% del capitale sociale. Un sostanziale primo giorno di scuola per gli amministratori stakeholders, dato che il 65% dell’assemblea è ora composta da sindaci eletti post tornata elettorale di giugno, che rappresentano da soli il 76% del capitale azionario.

Non un dettaglio da poco, per una società costituita in testa da Firenze (36,8%), Prato (18,5), Pistoia (5,4%) e Empoli (3,4%). Poco meno di due ore, la durata del conclave, scandito dalla relazione prima del presidente di Alia Lorenzo Perra, poi dell’ad Alberto Irace. Mirate entrambe a dettagliare le strutture organizzative nei comparti idrico-energia-ambiente.

A fine lavori, nessun colpo di scena eclatante. Se non la riaffermazione del protagonismo dei sindaci, lungo l’asse Funaro-Bugetti. Finora sedute in panchina ma pronte a incidere. Specie dopo l’intesa di settimana scorsa in Palazzo Vecchio.

Chi attendeva sviluppi o indirizzi (politici) sui temi caldi - quotazione del 49% a Piazza Affari sì/no, prestiti bancari o green bond sì/no, scorporamento esterno dell’acqua, rimpasti o spoil system sul management -, è rimasto col cerino in mano: "Non erano all’ordine del giorno", il coro unanime dei soci. Sono tutti i dossier in cottura, che assicurano gli addetti ai lavori saranno al centro delle prossime assemblee dei soci. A partire da quella da calendarizzare entro metà ottobre. Prima però, si consumerà un passaggio propedeutico, caldeggiato ieri dal tandem Bugetti-Funaro, col placet degli altri soci: quello dei patti parasociali di primo e secondo livello.

Uno strumento previsto da statuto, non osteggiato dalla segreteria Pd ("Sono scelte che competono ai soci", Fossi dixit), e finalizzato a chiarire la retta via programmatica da seguire, da convocare "entro una decina di giorni", ammette l’assessore alle Partecipate a Palazzo Vecchio Giovanni Bettarini.

E allora, si (ri)parte dalla priorità di aggregazione e dall’urgenza di allargamento ad altri Municipi. Anche perché l’antifona che ha fatto eco nei corridoi ha certificato "l’impossibilità di discutere delle linee di finanziamento pro investimenti che assicurino tariffe basse, senza l’asse portante di un piano industriale".

Un mantra rimarcato dalla stessa sindaca di Prato: "La Multiutility - il Bugetti pensiero - deve rappresentare un volano per la Toscana. Ma non si può spostare e ribaltare il discorso sul come fare una cosa, se prima non ci diamo un indirizzo".

A Bugetti si accoda l’empolese Alessio Mantellassi: "Serviva avere le informazioni necessarie - ha ammesso -. La volontà è quella di costruire un soggetto più ampi". Sentiment, però, che poco collima con i rumors di trame per spacchettare il settore idrico, fuori dalla Multiutility dei servizi. Qui si incardinano i topic depennati dalla scaletta dell’assemblea di ieri, e rinviati alle prossime. A partire dalla ri-organizzazione societaria.

L’ad Irace nicchia, si limita a un gelido no comment. "Si parla in assemblea", si limita a dichiarare. Anche perché le nubi, in questi giorni di frizioni segreteria Pd-sindaci, si sono addensate su di lui. Incertezze che rischiano di rendere meno attrattivo l’ingresso dei comuni dell’Aretino, Senese (gli stessi in ’quota’ Estra) e della Maremma rimasti fermi a temporeggiare.

Capitolo fonti di finanziamento: la moral suasion dei partiti, col Pd capofila, plasma dalle retrovie le scelte di indirizzo. Altrimenti il segretario dei dem Fossi non avrebbe archiviato con tale sicumera - una volta di più domenica alla Festa dell’Unità di Scandicci - l’opzione Borsa. Menzione a parte per la denominazione.

Guai a esporre il fianco a opposizioni di marchio. Quello del naming sarà giocoforza un travaglio in equilibrio tra comunicazione e diritti di registrazione senz’intoppi. E quindi tutto si riduce all’esigenza di accordare i suoni fra sindaci (ivi compresi i detentori minori, con quote marginali ma non indifferenti), partendo dai patti parasociali per trovare la quadra, visto che quella di ieri gli addetti ai lavori l’hanno raccontata più come un summit tra azionisti mirato a gettare la palla in corner per un altro mese, piuttosto che una assemblea dei soci tecnicamente intesa. Giusto per buttare cenere sotto al tappeto alla faida a tre sindaci-partiti-manager.

Quadra che manca in toto fronte acqua: "È un tema delicato - evidenzia Bettarini -, ma futuribile. Adesso è in corso di pubblicazione il bando per rinnovare il socio privato di Publiacqua". Peraltro con quote di partecipazioni ridotte (70%-30%), che proprio non andrebbero giù ad Acea. La fronda pisana, è noto, spinge per la ripubblicizzazione del settore idrico, magari con una società regionale in house cucita su misura. Non a caso, la stessa assessora regionale Monni, ha parlato di far slittare la gara per la concessione al 2031.

Francesco Ingardia