Firenze, 28 febbraio 2018 - «Così abile da riuscire a vendere la sabbia agli arabi». Lo apostrofavano così i colleghi antiquari dell’epica, che lo vedevano fare straordinari affari in tutto il mondo. Ma Alessandro Contini Bonaccossi aveva una collezione del cuore che non avrebbe ceduto per niente al mondo, e che da oggi è accessibile a tutti i visitatori degli Uffizi.
Ci sono voluti 49 anni affinché la sua donazione avesse una sede degna dei capolavori che riunisce, e che il grande mercante donò allo Stato Italiano alla sua morte nel 1955. Ma la burocrazia si sa, è una brutta bestia. E solo nel 1969, grazie a un decreto dell’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, fu possibile definire la donazione delle 144 opere fra dipinti, sculture, ceramiche e arredi, che diventarono proprietà degli Uffizi. Da allora è passato praticamente mezzo secolo prima di esporle in maniera permanente. Ad ospitare la collezione sono le otto sale, fino ad ora azzurre e ora verdi, che riunivano la pittura degli artisti cosiddetti “stranieri”.
Un posto di riguardo, al centro del salone, spetta al “San Lorenzo martirizzato” di Gianlorenzo Bernini: «Una scultura che rappresenta il suo capolavoro più fiorentino, visto che la posa del santo adagiato sulla graticola rievoca le sculture di Michelangelo nella Sagrestia Nuova, giustappunto nella chiesa di San Lorenzo – spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt – Aprire a tutti e in maniera continua una parte così importante della collezione, è stato per noi compito imperativo». Allestito da Antonio Godoli a cura di Francesca de Luca, il percorso comprende, tra i tanti capolavori, la Madonna della neve del Sassetta, il San Girolamo di Giovanni Bellini, la pala del Bramantino, il ritratto di Giuseppe da Porto col figlio del Veronese, l’affresco staccato di Andrea del Castagno con la Vergine in trono. I lavori per la sistemazione sono stati finanziati dagli Amici degli Uffizi.