CHIARA CASELLI
Cronaca

Muti e i Wiener Philharmoniker. Il Maggio punta sulle stelle mondiali

Alle 17 nella Sala Grande il celebre maestro presenta la Sinfonia n.35 di Mozart e la nona di Schubert

Muti e i Wiener Philharmoniker. Il Maggio punta sulle stelle mondiali

Muti e i Wiener Philharmoniker. Il Maggio punta sulle stelle mondiali

Un legame forte e inossidabile quello che lega Riccardo Muti al Maggio Musicale, di quelli che non si esauriscono e ogni tanto si rinnovano. Questo pomeriggio alle 17 nella Sala Grande del Teatro, il maestro, che nel 2018 a Firenze ha festeggiato i suoi 50 anni dal debutto con il Macbeth di Verdi, torna con una delle orchestre principe nel mondo, i Wiener Philharmoniker, dalla tradizione secolare e dal timbro inconfondibile.

Muti ha guidato in questi giorni a Vienna le celebrazioni per i 200 anni della Nona di Beethoven e con la compagine ha inaugurato ieri il Ravenna Festival. Oggi è a Firenze e l’ultima tappa della tournée toccherà Bari. Il sodalizio del maestro con i Wiener dura da oltre mezzo secolo, da quando nel 1971 Karajan lo invitò al Festival di Salisburgo. Per sei volte ha diretto i famosissimi concerti di Capodanno, la settima sarà nel prossimo 2025. Naturalmente, l’evento fiorentino è sold out: i biglietti sono spariti in poche ore e c’è grande attesa per uno degli eventi più esclusivi dell’86° Festival.

In programma due grandi classici della tradizione viennese. In apertura la Sinfonia n.35 K385 "Haffner" di Mozart, briosa e spensierata, la prima del gruppo delle sei ultime sinfonie composte nell’ultimo decennio di vita che il musicista trascorse nella capitale austriaca. L’appellativo che la distingue è legato alle circostanze della composizione: fu infatti Ferdinand Haffner, borgomastro della città di Salisburgo, che nel 1782 la commissionò a Mozart che lavorava al Ratto del Serraglio. A seguire, la nona ed ultima sinfonia di Schubert, "La Grande" D944. Una partitura imponente che l’autore terminò poco prima di morire e non riuscì a fare eseguire perché giudicata troppo complessa.

Rimasta a lungo sepolta nella casa del fratello Ferdinand, fu ritrovata nel 1839 da Schumann che ne esaltò la "divina lunghezza" e la inviò a Mendelssohn che la presentò al grande pubblico di Lipsia.

Muti deve a Firenze il proprio debutto a livello internazionale quando nel 1968, a 27 anni, diresse l’orchestra del Maggio accanto al grande Svjatoslav Richter.

Da allora fino al 1980 ne è stato direttore musicale. Poi vent’anni alla Scala, un rapporto ultraventennale con la Chicago Symphony Orchestra e sotto la sua bacchetta tutte le più importanti orchestre del mondo.

La sua patria d’elezione è Ravenna, dove lui, napoletano di nascita e di formazione, ha fondato nel 2004 l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e nel 2015 la "Riccardo Muti Italian Opera Academy" per trasmettere la sua lezione, il suo stile e il suo messaggio alle giovani generazioni.

Insomma oggi per il Maggio un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati con il teatro ampiamente esaurito, come già detto. Muti d’altronde è garanzia di qualità allo stato puro, riconosciuta in tutto il mondo.