"La Fiorentina sa da più di due anni dei lavori al Franchi". Dietro la considerazione del sindaco Dario Nardella – che ha iniziato ieri, dopo l’aperta contestazione della Fiesole sulla questione stadio (caso senza precedenti, almeno recenti) una delle settimane più delicate del suo secondo mandato – sembra di leggere, tra le righe, una seconda e assai più piccata riflessione: ’Come mai ora fanno tutti finta di cadere dal pero quando le cose si sanno da un pezzo?’.
La controffensiva del primo cittadino, all’indomani di una domenica più che turbolenta, ha toni comunque pacati e fermi. Perfino costruttivi, nei limiti di quanto si possa pensare che il rapporto tra Palazzo Vecchio e Fiorentina sia ad oggi (ri)edificabile. "Che si dovessero fare i lavori, – ragiona insomma il sindaco – lo si sa da più di due anni" perché "abbiamo fatto un concorso internazionale" e "c’è un progetto che ha vinto".
Ricompone ancora i pezzi del puzzle Nardella: "Abbiamo portato a casa ben 200 milioni e purtroppo di questi, 50 sono stati persi dal Governo per i motivi noti", però "ci sono 150 milioni assegnati che abbiamo il dovere di utilizzare. Dal 2022 tutti lo sapevano". Il sindaco cerca così di uscire dall’angolo snocciolando quelle che, nella tumultuosa vicenda Franchi, sono le responsabilità di ognuno.
"La Fiorentina nel 2022 – sono ancora le sue parole – ci ha chiesto di rimanere a giocare al Franchi per la stagione 2023-2024 e invece di giocare fuori dal Franchi per le stagioni 2024-2025 e 2025-2026", poi "sono cambiate le preferenze" e "a quel punto ci siamo organizzati ancora una volta per supportare la società" individuando "il Padovani come una delle migliori soluzioni, soprattutto ispirandoci ai casi di Bologna e Cagliari. Questi sono i fatti".
Intanto si lavora ancora all’ipotesi di far slittare i lavori allo stadio almeno fino all’inizio del 2025. Della questione ha parlato ieri il governatore Eugenio Giani con il ministro Raffaele Fitto durante un incontro sui fondi sviluppo coesione. Secondo quanto trapela sarebbe emersa la possibilità concreta di posticipare l’intervento e dare ’fiato’ a società, politica e tifosi.
Si diceva del Padovani. Ieri sempre il sindaco ha annunciato a giorni l’avvio dei lavori. "Per l’impianto abbiamo investito 10 milioni. – rivendica Nardella – Cagliari è la società che ha investito per lo stadio temporaneo, lo stesso dovrebbe succedere a Bologna, ma noi teniamo così tanto alla città, alla squadra, ai tifosi e alla società che abbiamo deciso noi di investire direttamente per mettere a disposizione il Padovani quanto prima possibile come stadio alternativo. Certo se lo avessimo già saputo nel 2022 ci saremmo mossi prima...".
E ancora: "Io 150 milioni di soldi pubblici dei cittadini non li butto via, ho il compito di portare in fondo il progetto dello stadio, e sento il dovere di supportare la Fiorentina in tutte quelle che sono le esigenze ma dicendo le cose come stanno, con grande chiarezza, perché altrimenti si fa confusione e giustamente i cittadini non capiscono ed io credo che se i tifosi contestano è perché vogliono sapere le cose con chiarezza".
Un’apertura dunque alla curva contestatrice con un appello ("Incontrerò i tifosi perché penso che il dialogo sia la cosa migliore, il rispetto passa pero’ dal parlare un linguaggio di chiarezza") condito da una punta di malcelata amarezza per il tono degli striscioni di domenica:
"Ho visto il riferimento al fatto che sono napoletano. – premette – I fiorentini mi hanno eletto due volte al primo turno e sapevano che sono napoletano, lo sanno tutti. Un po’ dispiace anche perché il più grande sindaco della storia di Firenze, Giorgio La Pira, era siciliano, e credo che Firenze sia di tutti i fiorentini che la amano".
E poi: "Io da napoletano, orgoglioso delle mie radici ho dato a Firenze tutto me stesso perché la amo fino in fondo e credo che non debba fare nessun confronto con chi è nato a Firenze e che ha il mio massimo rispetto".
Emanuele Baldi