Natali, la rabbia e l’orgoglio: "Quella è robaccia. Basta solo promesse applichiamo le regole"

Per l’ex direttore degli Uffizi "Le norme ci sono ma nessuno le fa rispettare" "Hollberg è stata l’unica a badare alla sostanza, altri hanno pensato alle giornalate" .

Natali, la rabbia e l’orgoglio: "Quella è robaccia. Basta solo promesse  applichiamo le regole"

Antonio Natali contesta chi non applica le leggi per evitare che certa merce possa finire sulle bancarelle

di Antonio Passanese

FIRENZE

"Bisogna recuperare l’etica. Basta promesse, se le norme ci sono vanno messe in pratica". Parlare di paccottiglia ad Antonio Natali, storico dell’arte, ex direttore degli Uffizi (prima di Eike Schmidt) e docente universitario a Perugia, è come mostrare dell’aglio a un vampiro: anche se con toni pacati, non risparmia accuse a chi, negli anni, ha permesso che Firenze diventasse un suk del trash, del pessimo gusto. E d’altrone basta fare un giro nel salotto buono della città per ritrovarsi David, Gioconda e Venere in ogni declinazione possibile.

Professor Natali, lei quando era alle Gallerie, insieme al direttore dell’epoca, alla Soprintendenza e al Comune, fece di tutto per liberare il loggiato da chi vendeva prodotti che fanno solo del male all’immagine di questa città.

"Certo e lo rifarei, anche se vi furono contestazioni pesanti. Ma quella robaccia che ancora oggi vediamo sulle bancarelle e nei negozi di suovenir ci dice due cose...".

Ovvero?

"Assenza di gusto e mancanza di intelligenza da parte di chi la compra. Ma di cosa ci meravigliamo? Ormai quello della paccottiglia è un problema cosmopolita. A me che sono credente turba anche nei luoghi di culto, come per esempio a Lourdes o a Fatima. Paghiamo, ahinoi, una diseducazione".

Ma secondo lei ci vorrebbero nuove leggi per la tutela dei nostri simboli?

"Di leggi ne abbiamo fin troppe. Il problema è un altro".

Quale?

"Tutti i giorni si peggiora perché quello che conta è l’immagine, e per l’immagine si sacrifica tutto, anche la sostanza. Dunque se io voglio che qualcosa mi rimanga impressa non ho più bisogno solo del volto ma anche dei cosiddetti ’attributi’ e delle terga. Ecco quindi perché troviamo ovunque slip, grembiuli e calamite col il lato b del David, perché il suo volto, la sua testa non bastano più".

Ma lei però ne fa anche una questione di educazione civica e civile.

"Lo ripeto: le cose negli ultimi anni sono molto peggiorate. Oggi grazie anche ai social, e a tal proposito mi vanto di non far parte di quel mondo, registriamo un cedimento di gusto salvo poi riempirsi la bocca di tante castronerie. Quando ad esempio si dice che la bellezza salverà il mondo è assolutamente falso perché è il mondo che deve salvare la bellezza. E a giudicare dalla china che abbiamo preso, sono davvero sconfortato".

La neo sindaca Sara Funaro promette una stretta. Che ne pensa?

"Io non giudico più le promesse. Quando ero agli Uffizi non dicevo mai cosa avrei fatto ma quello che avevo già fatto. Si faccia e si prometta meno. Ci sono delle norme a cui bisogna attenersi? E allora cosa aspettiamo ad applicarle?".

Cecilie Hollberg, da direttrice dell’Accademia, non ha avuto alcun problema a citare in giudizio e a chiedere un risarcimento danni a chi sfruttava, senza autorizzazione, l’immagine del David. Bisogna arrivare a questo?

"Da un punto di vista dell’attenzione Hollberg ha fatto grandi cose. Lei è stata l’unica a essersi impuntata, non mi sembra che altri direttori l’abbiano seguita su quella strada. Lei ha badato alla sostanza, gli altri invece facevano di tutto per finire sui giornali".