Perdono tra il 90 e il 95% di incassi e a volte dopo una giornata intera di lavoro tornano a casa a mani vuote senza aver effettuato nemmeno una corsa. I tassisti fiorentini e gli ncc sono tra le categorie più penalizzate dall’emergenza sanitaria. Identificati come servizio pubblico e quindi costretti comunque a dover rimanere in piazza nonostante non ci siano clienti, dal mese di marzo sono praticamente fermi. In tanti, denunciano i sindacati, sono in serie difficoltà economiche. E c’è chi tra i tassisti ha messo in scena una forma particolare di protesta, quella della porchetta: tra colleghi vengono organizzati pranzi o merende per trascorrere il tempo.
"A Firenze ci sono 724 licenze attorno a cui gravitano 1.100 famiglie. Il 70% poi ha ancora un mutuo sull’attività" dice Claudio Giudici, presidente UriTaxi Firenze. Il problema, come sta avvenendo per il settore della ristorazione, è che anche i taxi e gli ncc possano finire nelle mani di sciacalli pronti a comprare licenze o autorizzazione d’esercizio per pochi spiccioli. "Tutti i mesi ognuno di noi deve sopportare 2.3002.500 euro di costi vivi anche senza lavorare" dice Corrado Mirannalti, presidente Ncc di Cna, un settore che solo nella città metropolitana conta 800 titolari di autorizzazioni. "Per un taxi invece occorrono 2000 – 2.100 euro al mese" aggiunge Roberto Cassigoli, segretario generale Unica Taxi. Dopo anni di contrapposizioni, Ncc e Taxi trovano l’unità e chiedono congiuntamente al Comune e alla Regione l’immediata riapertura di un tavolo di lavoro.
Intanto da piazza Santo Spirito i gestori preferiscono guardare al futuro e con un flash mob, organizzato sul sagrato, lanciano una richiesta di aiuto: "Chiediamo al Comune - conclude Pasquale Maruca portavoce dei locali - la proroga per tutto il 2021 per l’ampliamento dei tavoli esterni, come avvenuto nel 2020. Il nostro lavoro va programmato già da ora e questo ci aiuterebbe a stringere i denti e ci darebbe un segnale di speranza".
Rossella Conte