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Scoperta una necropoli al Viola Park: trovate centinaia di tombe

Durante i lavori per la costruzione del centro sportivo sono emersi anche una fattoria e una strada di epoca romana

Lo scavo allestito al Viola Park

Lo scavo allestito al Viola Park

Bagno a Ripoli, 20 febbraio 2024 – È stata fatta una scoperta incredibile nel comune di Bagno a Ripoli in provincia di Firenze: durante i lavori di costruzione del centro sportivo Viola Park, sono stati rinvenuti una fattoria romana, una strada e una necropoli con quasi 170 tombe risalenti a una comunità pre etrusca.   La scoperta rappresenta il piatto forte della decima edizione di

tourismA, il salone di archeologia e turismo culturale che si svolgerà dal 23 al 25 febbraio al palazzo dei congressi a Firenze.

I lavori per la costruzione del Viola Park, è stato spiegato, hanno consentito di portare alla luce una serie di testimonianze archeologiche di una piccola comunità villanoviana (che precedette la cultura etrusca) che ha lasciato una necropoli composta da sei tombe a pozzetto, con le ceneri dei defunti in vasi di terracotta e oggetti di corredo e un’altra più grande dove ne sono state contate centinaia. Le attività sul campo si sono concluse con la protezione delle strutture rinvenute e il loro riseppellimento, per consentire la conclusione dei lavori del centro sportivo ed evitando danneggiamenti ai resti antichi.

Tra i reperti trovati ci sono lucerne, oggetti d'uso personale, come specchi, spilloni e aghi per capelli, pettini, ma anche pedine, dadi, balsamari di vetro e orecchini d'oro. La soprintendente di Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Firenze, Antonella Ranaldi ha spiegato che le tombe trovate “coprono un arco cronologico di secoli e gli scheletri possono dare molte informazioni su come fosse la vita in età romana. Nelle tombe sono stati trovati anche oggetti che sono attualmente nei depositi della nostra soprintendenza, mentre gli scheletri sono a Scandicci in un altro centro, qualcosa è rimasto anche presso il Viola park, in un magazzino”. Per Ranaldi l'importante ora è “comunicare queste ricerche per raccontarle, ma poi la cosa può essere abbinata anche con l'esposizione dei reperti”.