Negozi storici. Emorragia continua

La cronaca fiorentina riporta con sempre maggiore frequenza notizie di fine attività di antichi esercizi commerciali, punto di riferimento nella...

La cronaca fiorentina riporta con sempre maggiore frequenza notizie di fine attività di antichi esercizi commerciali, punto di riferimento nella nostra città. Farmacie, librerie, caffè storici, generi alimentari e abbigliamento. Al punto che fa più notizia chi riesce a sopravvivere – come il Caffè San Marco o il negozio di giocattoli Dreoni, paradiso dei bambini – di quanti sono costretti a chiudere i battenti. Le motivazioni sono molteplici, dalle locazioni insostenibili allo svuotamento del centro storico a vantaggio degli affitti brevi; dalla concentrazione dei supermercati agli acquisti online, incrementati dal covid e dal conseguente isolamento. Si tratta spesso di gestioni familiari, tramandate di generazione in generazione. Fra le più recenti, mi ha colpito la imminente chiusura di Dischi Alberti dopo un secolo e mezzo di lavoro ininterrotto. Firenze aveva appena ceduto il ruolo di capitale a Roma allorché nel 1873 il cavalier Giuseppe Alberti aveva aperto il negozio capace di resistere fino ad oggi, seppure attraverso successivi spostamenti, da via de’ Pecori a via de’ Pucci, a Borgo San Lorenzo. Non erano mancati momenti di difficoltà: specie nel 1984, allorché i dipendenti stessi dell’azienda avevano salvato il brand rilevando la Società. Quanta musica, quanta serenità ha distribuito Dischi Alberti in 150 anni. Ricordo i dischi a 78 giri (poi a 45) del secondo dopoguerra e nella nostra adolescenza la corsa al nuovo album dei Beatles, e successivamente di Lucio Battisti, di Claudio Baglioni, di Antonello Venditti. Eravamo tanti giovani allora ad affollare il negozio. Al di là delle cause della crisi sopra indicate, proprio questo aspetto merita una riflessione.

La clientela è invecchiata, la gioventù diserta ormai quello che una volta era luogo dei loro sogni e delle loro passioni, come ha lamentato uno dei titolari, Daniele Marino: "Musica e film vengono comprati a pezzi stracciati online o si scaricano di notte. I tempi sono cambiati e noi siamo un po’ le prime vittime della tecnologia". La spietata legge del mercato niente rispetta e tutto spazza via: ma se domani, negli ambienti degli antichi esercizi fiorentini, trovassimo solo kebab o souvenir made in Cina cosa ne sarà della identità della nostra Firenze?