Nel mirino dei ’pirati’. Gli attacchi hacker costano 4,6 milioni: "E c’è chi cede ai ricatti"

Report 2023 della polizia postale: anche in provincia attività sotto stress. Il presidente Cna: "Abbiamo subito un tentativo di violazione dati. Un imprenditore ha pagato 35mila euro per riavere l’accesso al sistema".

Nel mirino dei ’pirati’. Gli attacchi hacker costano 4,6 milioni: "E c’è chi cede ai ricatti"

Il cybercrime comprende crimini digitali legati al profitto come il furto d’identità

FIRENZE

"Secondo gli ultimi dati, a partire dal 2018 gli attacchi informatici sono stati caratterizzati da una tendenza in forte aumento, ai danni di pubbliche amministrazioni, aziende e società che operano in settori strategici dell’economia e del mercato. Attacchi a cui a volte sono seguiti blocchi dell’attività o addirittura della produzione. Due anni fa, come Cna Firenze siamo stati vittima di un tentativo di data breach e abbiamo fatto denuncia. Per fortuna poi non ci sono state conseguenze". A raccontare la difesa da un attacco hacker è Giacomo Cioni, presidente Cna Firenze. L’attenzione contro il cybercrime è in aumento perché gli attacchi si moltiplicano e i danni pure.

In cosa consiste il cosiddetto data breach?

"Si tratta di una violazione dei dati personali che potrebbe comprometterne la riservatezza, l’integrità o la disponibilità. Come Cna Firenze abbiamo immediatamente sporto denuncia e informato tutti i nostri contatti dell’incidente. Poi per fortuna si è rivelato un tentativo non riuscito. Le conseguenze sarebbero potute essere disastrose: sarebbero potuti entrare nella nostra posta, mandare mail al nostro indirizzario o bloccare addirittura la nostra attività".

Soprattutto oggi un attacco informatico potrebbe essere molto pericoloso per la ’salute’ di un’impresa.

"Con la digitalizzazione gran parte delle attività si svolgono tramite la rete. Ci sono stati segnalati casi di piccole imprese che sono state costrette a bloccare la produzione o sospendere alcune commesse con l’estero".

Quale è il principale reato con cui le imprese fiorentine si trovano a dover fare i conti?

"Il fenomeno degli attacchi ransomware, ossia un tipo di malware che blocca l’accesso ai dati di un sistema informatico, criptandoli con la conseguente richiesta del pagamento di un riscatto per ripristinarne l’uso. Riceviamo sempre più frequentemente segnalazioni di attacchi del genere da parte di aziende nostre socie che, però, faticano enormemente a denunciare il crimine per timore, opportunità e rischio reputazionale".

Ci può fare un esempio?

"Un imprenditore fiorentino ha pagato 35mila euro per riavere accesso ai propri dati. Ma non ha fatto denuncia".

Perché?

"Oltre al danno molti temono la beffa di dover fornire alle autorità spiegazioni sui presunti motivi dell’attacco e informazioni sulle misure adottate per prevenirlo, pur sapendo che i sistemi più colpiti sono proprio quelli pubblici".

Quali sono i settori che risentono maggiormente di questo tipo di attacchi?

"Manifatturiero, servizi, costruzioni, finanza e sanità. Aziende sia di piccole che di grandi dimensioni".

Cosa si potrebbe fare per aiutare gli imprenditori?

"Bisogna creare un percorso che metta le vittime nelle condizioni di denunciare senza paura e soprattutto che le aiuti nel concreto a risolvere i problemi innescati dall’attacco, tra cui l’interruzione di ogni attività e rapporto con clienti, fornitori e istituti finanziari".

Come Cna chiedete anche che si pensi a dei contributi che compensino le eventuali perdite economiche?

"Esatto, bisognerebbe creare un fondo, sul modello di quello antiusura, che possa aiutare le vittime. A livello locale, inoltre, la Camera di Commercio di Firenze potrebbe prevedere dei contributi sul modello di quelli studiati per la sicurezza delle sedi aziendali".

Rossella Conte