BARBARA BERTI
Cronaca

Nell’Universo della rockstar: "Quella bevuta con Vasco prima ancora di registrare"

Dagli esordi trent’anni fa con ’Fuori’ all’ultimo album ’Fiera di me’. L’artista a tutto campo "Vivo in campagna: un ambiente tranquillo, un’oasi per il raccoglimento creativo".

Nell’Universo della rockstar: "Quella bevuta con Vasco prima ancora di registrare"

Dagli esordi trent’anni fa con ’Fuori’ all’ultimo album ’Fiera di me’. L’artista a tutto campo "Vivo in campagna: un ambiente tranquillo, un’oasi per il raccoglimento creativo".

"Ci sono strade che percorri ma non sai perché / mentre la città si arrende ai fari delle macchine / ti ritrovi ad un incrocio tra un semaforo e un lampione...". Con il singolo ‘I passi dell’amore’ dell’album ‘Grandissimo’ Irene Grandi festeggiava il 25esimo anno di carriera, il 2019, chiuso con un concerto-evento nella sua Firenze. Adesso, seguendo quei passi, per i trenta è arrivato ‘Fiera di me’, singolo, album e tour teatrale appena partito. Ovviamente farà tappa in città il 9 dicembre al Teatro Verdi: un live per far riscoprire alcune gemme nascoste della sua produzione storica, accanto ai grandi classici e, via via, a un numero crescente di brani inediti.

Irene, quante strade ha percorso per Firenze?

"Tante!. Abito nei dintorni di Firenze, è una città strategica, qui ci sono la mia famiglia, gli amici, i musicisti della band. Firenze è una città culturalmente interessante, offre spettacoli insoliti e ricchi di stimoli, impulsi, ispirazioni".

Però vive nei dintorni... traffico e overtourism?

"Da da tanti anni mi sono trasferita nelle campagne fiorentine, in un ambiente più tranquillo, a stretto contatto con la natura, un’oasi anche per il raccoglimento creativo. Qui c’è la possibilità del silenzio, il verde intorno, si vede la natura che cambia ogni giorno con la luce".

Che rapporto ha con Firenze?

"Mi ha formato al perfezionismo, è una città abituata a livelli alti, compreso lo spirito critico. È una città che vuole essere conquistata ogni volta".

E lei lo farà al Verdi?

"Spero sarà una grande festa, un’occasione per abbracciare i fan e raccontare questi trent’anni di carriera, un viaggio nella mia storia: si passa dall’animo rock a quello più soul, poi cantautoriale. Saliremo su questo treno che non si ferma e ci faremo travolgere dall’onda di ricordi. Questo grazie anche alle scenografie immersive dello show".

Già, sembra ieri che cantava ‘Fuori’ e si faceva conoscere al grande pubblico: ma come era Irene prima del 1994?

"Erano diversi anni che lavoravamo al progetto, al primo album insieme a Telonio (Lorenzo Ternelli, ndr), Dado Parisini, i miei collaboratori. C’era già una sorta di preparazione a questo fatto che sarei diventata una cantante a livello nazionale. C’era questa ricerca di canzoni, grande entusiasmo e voglia di esprimersi. Quindi tantissime prove, ore a cercare di scrivere testi originali, interessanti. Mi ricordo che passavamo tanto, tanto tempo in studio, uno studio in casa naturalmente!. Non eravamo nelle sale con tutte le attrezzature, facevamo con una sorta di mixer otto tracce con un cassettone in cui registravamo i nostri provini. Insomma, ero già dietro la musica anima e corpo. Sentivo che era soltanto questione di tempo".

Oggi come si sente?

"È una sfida continua: stare lontana dal music business, non essere più una realtà nazionale, anche i fan non sono più quelli degli anni Novanta. Ma vado avanti con cura e amore perché intorno a me sento tanto affetto".

Rubandole il titolo dell’ultimo album: è fiera di sé?

"Mi piace il mio entusiasmo, la tensione che mantengo verso una certa idea di libertà e autenticità, sono fiera del mio percorso fatto di scelte indipendenti".

È difficile andare avanti seguendo la propria identità?

"Sì, perché significa rinunciare a qualcosa, magari a un successo maggiore, a quell’applauso in più. Ma preferisco avere il controllo di quello che posso produrre e raccontare, voglio portare avanti un tipo di musica che sia coerente con me stessa. L’album ‘Fiera di me’ racconta proprio questo percorso di libertà e dell’essere sempre se stessi, di andare avanti seguendo la propria identità”.

La ricerca dell’autenticità la canta anche in ‘Universo’...

"Francesco Bianconi ha firmato due brani importantissimi per la mia carriera, ‘Bruci la città’ e ‘La cometa di Halley’, entrambi prodotti da Pio Stefanini, con cui ho sempre sentito una profonda sintonia. Per i trentanni di carriera ho sentito il desiderio di ricollegarmi a loro per creare ‘Universo’ (scritto da Bianconi con Kaballà, ndr), un brano in cui credo molto. Mi piace pensare che tutte le strade della mia vita si intreccino in modi nuovi. L’ho interpretato mettendoci tutto il mio mondo interiore".

Ha collaborato spesso con tanti artisti del panorama musicale italiano. Tra questi anche Vasco: cosa ricorda del primo incontro?

"Brindammo al nostro successo prima ancora di iniziare il lavoro. Poi entrai nello studio di registrazione, ascoltammo la canzone (‘La tua ragazza sempre’, ndr) ‘belli frizzanti’ e Vasco mi cantava le parole mimando come poi l’avrei fatta io e devo dire fu veramente spassoso. E’ stato un incontro splendido. Nel tempo ci siamo sempre risentiti, c’è questa stima reciproca che si rinnova con le nostre collaborazioni, c’è questa simpatia che nutriamo l’uno per l’altra che tiene vivo il filo che ci unisce".