OLGA MUGNAINI
Cronaca

Neri Marcorè è Sherlock Holmes: "A teatro mi diverto. E c’è libertà"

Il popolare attore si cimenta per la prima volta con il musical. In scena da giovedì a sabato al Verdi "Uno spettacolo ricco di umorismo e azione, colpi di scena, misteri ed enigmi". Paolo Giangrasso è Watson .

Neri Marcorè è Sherlock Holmes: "A teatro mi diverto. E c’è libertà"

Neri Marcorè porta sulla scena Sherlock Holmes

Sguardo acuto e penetrante, naso sottile e aquilino, un’aria vigile e decisa, e un fidato collaboratore, il dottor Watson, che è poi il suo alter ego. Fin dal suo apparire nel romanzo ’Uno studio in rosso’ del 1887, Sherlock Holmes diventa uno degli investigatori più celebri della storia del giallo, e allo stesso tempo il personaggi che farà la fortuna del suo autore Arthur Conan Doyle. Ma se a vestire i panni del famoso detective londinese è Neri Marcorè, che Sherlock Holmes dobbiamo aspettarci? Giovedì prossimo al Verdi c’è un doppio debutto: la stagione del teatro di via Ghibellina e il nuovo spettacolo di Nerì Marcorè, attore, regista, musicista, comico, cantante, doppiatore, conduttore televisivo e radiofonico, che stavolta si cimenta anche nel musical, accompagnato da un cast di oltre venti eccezionali performer (lo spettacolo va in scena da giovedì a sabato alle 20,45 e sabato anche alle 16,45).

Neri Marcorè, cosa succede nel suo ’Sherlock Holmes’?

"Umorismo e azione, colpi di scena, misteri ed enigmi. Siamo nella Londra vittoriana, con le sue ingiustizie, i suoi vicoli fumosi e le tensioni sociali che fanno da sfondo a questo avvincente scontro tra bene e male. Chiaramente ci sarà un omicidio da risolvere, fra leggerezza e drammaticità".

Quanta ironia vedremo?

"Beh, molta. Del resto Holmes non è tanto distante da me, perchè in tempi non sospetti qualcuno mi ha detto che ho uno spirito british e un certo aplomb inglese. E quindi non faccio fatica a trovare l’atteggiamento".

E il rapporto con Watson?

"Sono i due poli opposti: uno più cervello e uno più pancia, anche in senso fisico. Watson è interpreto da Paolo Giangrasso che anche è un amico, con cui tra l’altro ho girato il film ‘The boys’ diretto da Davide Ferrario. Ed è molto adatto, perchè oltre ad essere un bravissimo attore canta anche molto bene. Il rapporto che abbiamo in scena è molto simile a quello vero nella vita, Insomma, ci divertiamo molto".

Perché la vediamo sempre più in teatro e sempre meno in tv?

"Forse è anche una scelta reciproca. A parte il programma che conduco su Rai 5 ‘Art night’ alla quarta stagione, il teatro è la dimensione nella quale mi sento meglio e dove storicamente c’è più libertà rispetto a qualsiasi altro posto, con meno ingerenze, dove si può sperimentare davvero. Ho fatto televisione in altri tempi, in cui c’era la capacità di rispettare chi faceva questo mestiere e dove ognuno aveva il suo ruolo, mentre oggi ci sono funzionari che fanno anche gli autori e non si sa più chi deve fare cosa. Con la politica che ha troppa ingerenza. Quindi non è un posto che mi va di frequentare".

Dopotutto i teatri sono sempre pieni.

"Sì, è quasi commovente vedere tanta gente che riempe le sale, che la sera decide di uscire di casa, prenotare il biglietto e venire a vedere uno spettacolo a teatro. È sicuramente un segno positivo".