MANUELA PLASTINA
Cronaca

"Nessun danno dalla scarica. Alcune patologie invisibili"

Il cardiologo Niccolò Marchionni: "Il potassio basso causa o effetto di aritmie"

Cosa può determinare l’arresto cardiaco in atleti giovani, sani, sotto controllo medico? Niccolò Marchionni, cardiologo e professore emerito di medicina interna dell’Università di Firenze e presidente della Società italiana di cardiologia geriatrica (Sicge) spiega che tutti, sportivi e non, siamo a rischio.

Professore, ci sono problemi cardiaci non individuabili?

"Ci sono anomalie non diagnosticate o non diagnosticabili con gli esami standard, come l’origine anomala delle arterie coronarie. Normalmente la destra nasce dal seno coronarico destro e viceversa. Se la sinistra - o un suo ramo - nasce dal seno coronarico destro, per raggiungere il lato ’giusto’ il ramo anomalo passa tra arteria polmonare e aorta. Con sforzo o torsione può esserci uno ’strizzamento’, che può originare aritmie fino all’arresto cardiaco e alla conseguente perdita di coscienza". Quali sono le anomalie a trasmissione familiare non riconoscibili?

"Per esempio c’è la displasia aritmogena del ventricolo destro: non si vede con elettro o ecocardiografia. Si sospetta quando nella prova da sforzo per la licenza di agonismo emergono aritmie insistenti, da valutare poi con la risonanza magnetica nucleare cardiaca. Ci sono anche miocarditi non sempre facili da individuare in tempo".

Perché?

"Pur essendo un’alta fonte di aritmie, non necessariamente danno sintomi gravi. Possono decorrere come una sindrome simil-influenzale delle vie aeree superiori e lasciare una piccola cicatrice, una fibrosi cardiaca che nelle prime settimane può dare aritmie".

L’abbassamento del livello del potassio può provocare aritmie cardiache?

"Può esserne causa o effetto. Un arresto cardiaco rilascia adrenalina e noradrenalina con l’ingresso brusco del potassio nelle cellule, togliendolo dalla circolazione nel sangue. L’ipopotassemia può anche essere provocata da diarrea e vomito, ipersudorazione, uso di diuretici, e può favorire o causare aritmie gravi con arresto cardiaco".

L’uso del defibrillatore provoca danni?

"No. Dopo essere stati defibrillati si può tornare a una vita normale come prima".

Colpisce quando atleti giovani e sani hanno attacchi cardiaci.

"Gli attuali esami possono non rivelare alcune patologie, molto sottili. Sarebbe opportuno alzare il livello di controllo negli atleti".

E per i non atleti, come prevenire problemi al cuore?

"Stando attenti ai fattori di rischio. Ci sono quelli modificabili, come sovrappeso, trigliceridi e colesterolo, sedentarietà, fumo. Meglio controllarsi, soprattutto per gli over 65, ogni 3-4 anni con elettro e ecocardiogramma e visita cardiologica. Almeno ogni anno le analisi sangue. Ci sono poi i fattori non modificabili come la familiarità, l’età (per gli over 65 anni è la principale causa di morte), il genere (nelle donne prima della menopausa la cardiopatia coronarica è meno frequente). In questi casi, lo stile di vita, la dieta, i controlli devono essere più stringenti. Bisogna dedicare almeno 150 minuti a settimana a un’attività fisica di media intensità, come una camminata veloce".