di Stefano Brogioni
FIRENZE
La procura perde ancora: il tribunale del Riesame ha nuovamente negato la misura interdittiva richiesta nei confronti del direttore generale dell’azienda ospedaliera di Careggi, Rocco Damone, indagato nella “concorsopoli“ fiorentina e ritenuto una “figura centrale“ del presunto sistema che avrebbe orientato la destinazione delle cattedre universitarie.
Il procuratore aggiunto Luca Tescaroli, aveva ribadito la richiesta di sospensione dal ruolo per la durata di undici mesi. La posizione di Damone era rimbalzata dalla Cassazione: alla Suprema Corte, infatti, si era rivolta la procura dopo il precedente no alla misura manifestato sempre dal Riesame. Il sei maggio, nuova discussione, in cui il pubblico ministero Tescaroli, dopo aver depositato nuove carte, ha insistito affinché i giudici rivalutassero gli elementi portati a sostegno della tesi accusatoria.
Ma l’avvocato Francesco Maresca, difensore di Damone, ha cercato di smontare ogni ipotesi. Ottenendo ragione.
"L’insistenza della richiesta di interdizione da parte della Procura ha trovato nuovamente una rinnovata resistenza nel nuovo rigetto deciso dal Tribunale del riesame che, evidentemente è in attesa di leggere le motivazioni, ha ritenuto ingiustificata la riproposizione", si limita a commentare il legale.
La Cassazione aveva lasciato la porta aperta a una nuova motivazione rispetto al ruolo che Damone è sospettato di aver assunto nell’episodio della cattedra straordinaria che sarebbe stata destinata ad Adriano Peris. Secondo le accuse, sarebbe stato pensato uno ’’scambio’’ tra Careggi e l’Università onde far passare questo ’’premio’’ per Peris che avrebbe altrimenti incontrato una ferrea resistenza interna. Sospetti che la procura (ri)alimentava alla luce di alcuni messaggi sms tra Peris e Damone spuntati dall’analisi dei dispositivi sequestrati dalla guardia di finanza.
Il posto a Della Puppa. Particolare attenzione, nelle ultime informative dalla guardia di finanza, è stato posto sul ruolo che Damone avrebbe esercitato, sin dal suo arrivo, per portare avanti i progetti già avviati dal predecessore Monica Calamai riguardo anche ai progetti per neurochirurgia legati all’arrivo del futuro associato Alessandro Della Puppa. Agli atti, anche un colloquio intercettato da un ambientale in cui il candidato al concorso Della Puppa incontra Damone (alla presenza dell’allora prorettore Bechi) che si è appena insediato nel ruolo.
Ma Maresca, nelle sue memorie, ha contestato proprio "questa logica strumentale e suggestiva" e la presentazione di "materiale delle indagini in parte ridondante e non pertinente a quello relativo al concorso di professore straordinario di anestesia (Peris) Med 41, passando per il concorso di professore associato di neurochirurgia (Della Puppa) Med 27, al concorso per professore associato di chirurgia plastica (Innocenti-Borgognoni) Med 19, al concorso per ricercatore Med 09 Cardiologia (Tomberli), al concorso per Professore Ordinario Med 09 (Ungar)".
"E’ di tutta evidenza, quindi - ha sostenuto ancora il difensore -, la tendenza degli inquirenti di utilizzare le singole procedure concorsuali sulla base della mera presenza del nome di Rocco Damone senza verificare, però, pertinenza e rilevanza, procedure già dettagliatamente analizzate nelle memorie richiamate".
Ma le indagini sulla concorsopoli fiorentina restano aperte, seppure spezzettate in tanti rivoli. Quello processualmente più avanti, è il filone del cattedra di cardiochirurgia vinta dal professore Pierluigi Stefàno, già arrivata al dibattimento. Assieme al noto cardiochirurgo, sono a giudizio altri baroni della medicina di Careggi, indagati anche nel procedimento ancora in corso in cui, in un filone, viene ipotizzata anche l’associazione per delinquere.