Un posto nella semifinale di Sanremo Giovani, in onda stasera in seconda serata su Rai2, raggiunto con il suo "Forse per sempre". Qui dovrà sfidare gli altri undici concorrenti in gara. Selmi, all’anagrafe Niccolò Selmi, classe 2001 di Lucca racconta le relazioni e la fragilità dell’amore, quando si ha paura di essere giudicati. Ha partecipato a X-Factor nel 2023 ed ha all’attivo nove singoli e un Ep. Tutto il suo repertorio tratta il tema dell’incertezza e della difficoltà di fare il salto nel vuoto. "Ho iniziato a cantare per passare oltre un momento di forte turbamento", ha detto il cantautore toscano, che stasera cerca di accaparrarsi un posto per la finale del 18 dicembre.
Come sta vivendo questo momento a Sanremo? "Molto bene. Sono tutte soddisfazioni personali che consolidano la strada che ho scelto. Spero possa continuare così anche in futuro".
Porta in gara "Forse per sempre". Perché questa canzone? "Avevo il brano nel cassetto. Parla della paura dell’amore, di provare quell’emozione che ci smaschera, che ci mostra come siamo davanti all’altro. Abbiamo paura di fare cose improbabili per timore di perdere qualcuno. L’amore è un tema universale, la fragilità di tutti".
Da cosa è scattata la sua passione per la musica? "Ho sempre convissuto con la musica e adesso posso portare agli altri la mia. Ho passato un brutto periodo psicologico nel 2020 e in quel momento ho capito che dovevo mettere insieme le mie due passioni: la scrittura e la musica. È stata una specie di catarsi, come una seduta dallo psicologo".
Parla molto della fragilità. È comune nei giovani. "Penso ci sia una curva di tendenza in positivo perché ci sono sempre meno problemi ad accettarsi per quello che si è. Penso che le difficoltà arrivino per tutti nel momento dello svezzamento dalla famiglia, perché lì il peso del giudizio è grande".
Pensa sia un fattore generazionale? "Credo sia ciclico. Dico sempre che c’è chi nasce con la tavola apparecchiata e chi deve imparare ad apparecchiare perché chi è venuto prima si è già trovato tutto pronto. Ecco, noi siamo i figli di chi si è potuto adagiare sugli allori".
Pensa che le guerre e il Covid ci abbiano resi più fragili? "Ci sono tanti fattori. Che la guerra spinga a questo… forse per chi ha grande sensibilità. Il Covid sicuramente. Io ho perso tanti momenti a causa della pandemia, era l’anno della maturità. Ma ci sono studi che dimostrano che la mancanza di comunicazione abbia aumentato la depressione".
Lei è toscano e vive a Lucca. Perché non esiste una scena musicale forte del nostro territorio? "Milano ha gentrificato un po’ tutto. È vero, a Lucca, ma anche a Firenze, non c’è una vera e propria scena. Forse a Livorno, grazie ai collettivi. Un po’ mi spiace, la Toscana è la culla dell’arte da sempre. Ed è casa".