Ombre si allungano sui dispositivi di sicurezza della discoteca St Trop e su come, quella sera dell’11 agosto del 2017, e venne gestita la "pelea", la rissa, di cui rimase vittima Niccolò Ciatti. Innanzitutto, è emerso dalle testimonianze rese ieri in aula, nessuna telecamera del locale di Lloret de Mar aveva ripreso il pestaggio. Se oggi, agli atti del tribunale, ci sono delle immagini di circa dieci secondi, che riportano per altro solo la parte finale dell’aggressione subita dal 21enne di Scandicci, è "grazie" a un turista olandese. Con il suo telefonino, probabilmente dalla scalinata o dalla balconata della discoteca, filmò quello che stava accadendo in pista e andò a consegnarlo alla biglietteria. A raccontarlo è proprio il dipendente del St Trop che raccolse questo documento. "Me lo trasmise sul mio telefonino, e glielo feci cancellare dalla memoria. Io lo inviai al mio capo e lo cancellai anche io". Gli investigatori non sono mai risaliti all’identità dell’autore del filmato. Tuttavia, a poche ore dai fatti, il video venne caricato su internet e venne rapidamente ripreso dai media di tutto il mondo, diventando virale, agganciato alla notizia della morte del giovane scandiccese.
Le telecamere della discoteca erano posizionate soltanto all’ingresso. A fini investigativi, quelle immagini sono servite a documentare l’ingresso in discoteca del gruppo di fiorentini, che avviene cronologicamente prima di quello dei tre ceceni, e l’uscita di quest’ultimi.
Riguardo alla posizione degli addetti alla sicurezza (due dei quali pachistani, uno non parla neanche oggi spagnolo: è stata necessaria la traduzione), è emerso che si trovavano o sulla porta d’ingresso, oppure sull’area terrazza. Il primo che arrivò in pista non fece in tempo neanche a fermare gli aggressori. Aggressione che, secondo quanto riferito dal dj (ma solo da lui) sarebbe iniziata in risposta di una spinta data da Ciatti a Bissoultanov.
I ceceni, sempre secondo quanto emerso dalle testimonianze di ieri, si fermarono alcuni minuti all’esterno della discoteca, prima di andarsene, assumendo un atteggiamento "aggressivo" nei confronti dei security. Bissoultanov si sarebbe messo in guardia, come a sfidarli. I testimoni hanno sottolineato la possenza fisica di quel terzetto, la sincronia dell’azione, e il fatto che si presentassero come "professionisti di lotta e di full contact" e, Kabatov, anche come “collega“, cioè addetto alla sicurezza. I poliziotti che eseguirono l’arresto hanno riferito che quando trovarono il terzetto in spiaggia, Bissoultanov fece l’accenno di una fuga. Ma avrebbe subito desistito resosi conto che non ce l’avrebbe fatta perché accerchiato.
Stefano Brogioni