STEFANO BROGIONI
Cronaca

Niente scuse né pentimenti. Per Fiesoli tanti "non ricordo"

"Abbiamo aiutato minori che provenivano da situazioni difficili", ha detto da una carrozzella. Nomina due magistrati, evita di citare i politici amici. Ma nega gli abusi: "Mai stato in carcere".

"Abbiamo aiutato minori che provenivano da situazioni difficili", ha detto da una carrozzella. Nomina due magistrati, evita di citare i politici amici. Ma nega gli abusi: "Mai stato in carcere".

"Abbiamo aiutato minori che provenivano da situazioni difficili", ha detto da una carrozzella. Nomina due magistrati, evita di citare i politici amici. Ma nega gli abusi: "Mai stato in carcere".

di Stefano Brogioni FIRENZE Tanti "no". Diversi "non ricordo". Un paio di silenzi, quasi provvidenziali. Nessun passo indietro o pentimento. Anzi: s’infuria e s’infiamma quando si parla degli abusi sui minori ospiti della comunità che ha fondato e per i quali lui, il profeta Rodolfo Fiesoli, è stato condannato a 14 anni e 10 mesi di carcere. O dei suoi processi. "Condanne a me? Vaiavaia", risponde piccato quando, alla fine di un’audizione in cui si è cercato di capire quali fossero i suoi agganci nella politica o nella magistratura, gli viene chiesto del suo conto con la giustizia che sta ancora scontando: a 84 anni, è in detenzione in una rsa di Padova. Da dove ieri mattina, agenti della digos lo hanno prelevato e accompagnato a Palazzo San Macuto.

Il confuso e altalenante contributo di Fiesoli ai lavori della commissione parlamentare d’inchiesta non risulterà fondamentale. Ma l’organo presieduto dal deputato di Fratelli d’Italia Francesco Michelotti, è riuscito in un intento che resterà nella storia: portare il personaggio chiave di questa storia infame che ancora non si sa come sia potuta accadere sotto gli occhi delle istituzioni toscane, a rispondere ad alcune domande. Ai processi, aveva sempre evitato.

Il braccio di ferro. La seduta inizia qualche minuto dopo le 15. Per le oltre due ore di audizione, Fiesoli resta ancorato a una sedia a rotelle, con due volontari accanto. In aula c’è anche un medico. Il profeta sembra alternare momenti di presenza ad altri di assenza. I suoi legali, avevano respinto il precedente invito adducendo, oltre a questioni giuridiche, anche ad impedimenti per le sue condizioni di salute. Ma la commissione parlamentare ha insistito per averlo. Compare nella sua veste di testimone, ha l’obbligo di dire la verità, come recita la formula che in qualche modo legge all’inizio della deposizione. Per tutta la durata dell’incontro, Fiesoli parla del Forteto al presente. "Esiste, esiste, macché liquidazione si va avanti benissimo". Un colloquio a tratti surreale, visto che la cooperativa, negli ultimi anni è stata prima commissariata, e ora c’è la cassa integrazione. Surreale anche quando gli viene chiesto dei suoi arresti. "Mai stato arrestato". E addirittura s’infervora se gli ricordano degli abusi sessuali compiuti.

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Caccia ai nomi. Il magistrato Piero Tony "aiutava i ragazzi a stare bene" e "ha fatto dei provvedimenti meravigliosi"; l’altro giudice Andrea Sodi "veniva spesso al Forteto, due volte alla settimana, mangiava da noi e stava proprio bene". Dopo aver risposto di non aver conosciuto l’ex sindaco di Vicchio, Bolognesi, si rammenta che invece gli consegnò il “Giotto d’oro“, onorificenza cittadina conferitagli nel 2003. Erano gli anni di massimo splendore del Fiesoli pensiero: poco dopo, la sua idea di "vivere insieme, in relazione con gli ultimi" arriverà perfino sul palco di Palazzo Vecchio, al Tedx. "Chi la invitò?" insistono i commissari. Lui beve un bicchiere d’acqua ed evita la risposta.

I buchi neri. "Un complotto contro il Forteto? Qualche volta, ma è stato facile eliminarlo". I ragazzi affidati dal tribunale dei minori erano "felici di stare con noi, venivano da situazioni complesse, c’era un’affettività molto piacevole", dice gelando i presenti. Sembrano risposte annebbiate, o strategiche. Ma quando gli viene domandato se i ragazzini sono stati usati nei lavori nei campi o nel caseificio, alza il tone di voce: "Macchè!!! Che discorsi!!!". Alla fine, è stufo: "S’è chiarito tutto, non ho più voglia di ragionare". Poi microfoni e telecamere si spengono per alcune domande secretate. Ma la sensazione è che, i segreti del Forteto, siano ancora custoditi in quel sottobosco intricato da cui la comunità del profeta prese il suo nome.