’No alla morte assistita’. Malata di sclerosi diffida l’Asl Toscana

La 54enne s’appella alla sentenza del caso Dj Fabo ma il comitato etico le ha imposto la nutrizione artificiale.

’No alla morte assistita’. Malata di sclerosi diffida l’Asl Toscana

’No alla morte assistita’. Malata di sclerosi diffida l’Asl Toscana

Una donna di 54 anni affetta da sclerosi multipla progressiva ha diffidato l’Asl per averle negato l’accesso alla morte assistita sulla base del fatto che, per potervi accedere, secondo la sentenza costituzionale ’Dj Fabo’ occorre essere "tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale". Alla paziente, totalmente paralizzata, era stata prescritta la Peg, ovvero la nutrizione artificiale, in quanto costantemente a rischio di vita per polmonite da soffocamento. La paziente aveva rifiutato l’inserimento della Peg, da lei considerata un accanimento terapeutico a cui non si voleva sottoporre. A dare notizia della vicenda è l’Associazione Luca Coscioni che ha annunciato 4 nuovi casi di persone che insieme al team legale dell’Associazione, coordinato dalla Segretaria Nazionale Filomena Gallo hanno fatto richiesta di accesso alla morte volontaria assistita. "Il diritto di rifiutare trattamenti anche salvavita è previsto dall’art. 32 c.2 della Costituzione nonché dalla legge 219/2017 - dice Gallo -. Il parere di maggioranza del Comitato etico competente, riconosce tutte le condizioni previste dalla Consulta presenti. Anche in caso di rifiuto della Peg è però sufficiente l’indicazione clinica con la prescrizione della Peg stessa a caratterizzare le circostanze di una situazione equivalente a quelle dell’effettivo posizionamento della stessa.

La Commissione Aziendale dell’azienda sanitaria toscana invece afferma che se la paziente avesse accettato la Peg, allora avrebbe avuto diritto alla morte assistita, prospettando dunque l’obbligo di sottoporsi ad un trattamento sanitario contro la sua volontà per poi poterlo interrompere. Riteniamo quest’ultime affermazioni gravissime in quanto si vuole far passare il messaggio che per poter fruire di un diritto costituzionale occorre sottoporsi ad una tortura, ovvero ad un trattamento sanitario invasivo contro la propria volontà". Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, conclude: "Il requisito del trattamento di sostegno vitale per poter ottenere l’aiuto alla morte volontaria determina anche queste situazioni di paradossale e assurda violenza che non fanno altro che amplificare le sofferenze di chi già si trova in condizioni irreversibili o terminali gravissime. Nonostante la condizione della paziente toscana sia chiara e il rifiuto dell’azienda sanitaria sia in palese violazione dei suoi diritti costituzionali, la prossima sentenza della Corte costituzionale sarà fondamentale anche per sciogliere definitivamente queste interpretazioni illegittime del requisito".