Un’Italia cupa e inquietante con Firenze, Bologna, Venezia a fare da sfondo al viaggio esistenziale di Alessandro Onofri, fotografo, ex reporter di guerra e protagonista del romanzo dello scrittore fiorentino Massimiliano Scudeletti, intitolato ’La laguna del disincanto’. Il libro sarà presentato lunedì al Libraccio, alle 18. Con un passato di sceneggiatore, regista e reporter di guerra Scudeletti ci porta nuovamente nella ‘fiaba nera’ di Onofri, dopo i primi due romanzi di questa trilogia che lo avevano già visto protagonista. Da Venezia dove vive e lavora come fotografo, Onofri chiamato da una sua amica fiorentina va a Firenze, dove indaga su cosa sta succedendo a due bambini adescati da una setta satanica nel dark web. "E, ricollegandomi ai libri precedenti – spiega Scudeletti - si ritrova davanti alle stesse paure sofferte da bambino, perché finito anche lui in un giro simile".
Ha scelto dei luoghi in particolare qui a Firenze?
"Piazza Dalmazia dove si trova il centro massaggi di un’amica cinese di Onofri, poi il giardino del museo Stibbert e le Cascine. In particolare ho associato le Cascine al dark web dove si annidano tutte le più pericolose forme di sfruttamento".
Il titolo rimanda a qualcosa?
"Ho inteso il disincanto come perdita della capacità delle persone di immaginare e hon voluto evidenziare l’importanza dei romanzi che invece cercano di riportare la meraviglia nelle loro vite, nonostante le brutture del mondo".
C’è un altro messaggio però che ha anche una valenza sociale?
"È una critica rivolta al ruolo degli anziani che, ad ogni livello, cercano di sfruttare i giovani nella società odierna".
Nei suoi romanzi ha scelto luoghi lontani dal centro. Un modo per mostrare una Firenze lontana dalla bolgia del turismo?
"Ho viaggiato tanto nella mia vita, facendo anche io il ‘turista’, tuttavia vedo che città come Firenze e Venezia si sono trasformate in luna park e se n’è perso lo spirito autentico".
Ludovica Criscitiello