Test d’ingresso a Medicina abolito e selezione in itinere tra i meritevoli del primo semestre. A Firenze c’è scetticismo tra gli studenti sul funzionamento del meccanismo appena approvato. Innanzitutto c’è un problema di carenza di aule: "Non ci sono gli spazi per accogliere tutti – pone il problema Ludovica Colella, del primo anno – Dovrebbero quindi fare le lezioni online, ma per Medicina non è assolutamente una soluzione adeguata perché come medico del futuro devi imparare la relazione con l’altro". Si pone poi un rischio di disparità di opportunità: "Non è stato abolito il numero chiuso, ma il test e la selezione senza un test oggettivo può creare favoritismi – fa notare – Tanti hanno fatto sacrifici per superare il test e ora hai una selezione non equa. Non era giusto toglierlo, magari semplificarlo sì". Risultato? "Si favorirà l’università privata rispetto alla pubblica, così come sarà un investimento più semplice per gli studenti in sede piuttosto che per i fuori sede".
"Finora aveva accesso solo il 15% dei partecipanti al test, sarà impossibile trovare spazio per l’altro 85% – è sulla stessa linea il collega Gherardo Anselmi – Anche per i professori sarà più difficile fare gli esami nei tempi". E poi c’è quel mezzo anno di incertezza: "Se non passi il blocco, significa sprecare sei mesi di vita e dover scegliere un’altra facoltà". Sull’ultimo punto non concorda Lamberto Franzoni: "Sei mesi si impiegano anche a preparare il test. E poi possono convalidare gli esami sostenuti per altre facoltà". Il vero problema, sottolinea invece, è che non sarà più possibile offrire un’adeguata preparazione nel primo semestre.
"Questo metodo abbatte la meritocrazia dello studente e non permette di emergere, perché non c’è un criterio oggettivo", evidenzia Christian Infantozzi. E poi si abbassa la qualità didattica: "L’aumento del numero degli studenti diminuisce la preparazione del singolo". Ma, aggiunge, con gli attuali numeri si rischia pure un surplus di medici: "Si sta andando verso una pletora medica, secondo le proiezioni dal 2032 saranno troppi".
"Era meglio il test d’ingresso – riassumono il concetto Giulia Devescovi neolaureata, e Salvatore Lo Siggio, al quarto anno, entrambi militanti di Azione universitaria –. Innanzitutto per le condizioni di studio prima e lavorative poi, con effetti che si ripercuoteranno sugli specializzandi. Bisogna avere un rapporto diretto con i professori e non online, soprattutto nei primi mesi. Gli studenti rischiano di non essere seguiti".
Carlo Casini