REDAZIONE FIRENZE

Non è mai troppo tardi

A Firenze si affronta il problema della sicurezza con misure concrete e collaborazione tra istituzioni e forze dell'ordine, ma le sfide restano numerose, dall'organico insufficiente alla presenza di droga e balordi.

Ma è anche vero che, proprio perché non ha ancora le dimensioni delle banlieue d’Italia, può essere affrontato e, almeno in parte, sconfitto.

Seconda. Una buona volta un grazie ai poliziotti, Municipale compresa, ai carabinieri e ai finanzieri andrà pur detto, perché mentre da dietro le scrivanie ci si arrovella su come fare, in mezzo alle nostre strade con passione e coraggio (e in numero sempre minore) ci stanno loro. Imprigionati tra il dovere di garantire sicurezza e la difficoltà di poterlo fare. La legge da applicare non va quasi mai di pari passo con il disagio-danno provocato al cittadino. Stavolta la strada imboccata è sicuramente meritevole, fosse altro perché ci si è resi conto della difficoltà, ma ora è quantomai necessario che ognuno faccia la propria parte: comune, prefettura, forze dell’ordine e anche servizi sociali e magistratura.

Il Comune, la sta facendo e ha messo in campo misure concrete anche investendo di tasca propria: dalle ordinanze (chiusura minimarket e gioco delle tre carte) alla squadretta della Municipale dedicata alle Cascine, il vero buco nero della città che andrebbe riempito di contenuti però. Concerti, campi di calcio. Non c’è niente che allontani i balordi più della vitalità di un posto. La prefettura ha licenziato una sorta di Daspo, parola impropria ma per semplificare, che mira ad allontanare dalle zone critiche (Fortezza e Stazione, oltre alle solite Cascine) violenti e balordi, purché già denunciati. Uno strumento in più in mano alle forze dell’ordine. E torniamo alla questione dei numeri.

Il Siulp, il sindacato di polizia, denuncia carenze di organico: i rinforzi arrivano e arriveranno, ma il più delle volte vanno solo a colmare il turnover. Poi c’è la vecchia questione: Firenze fa 380mila abitanti ma ogni giorno in città, con i turisti, ce ne sono più del doppio. Quindi parametrare sui cittadini la forza-polizia (a Firenze 1/283 mentre a Bologna 1/252) è un calcolo errato. Lo è sempre stato, mica da adesso. Ed è figlia non solo di una difficoltà economica a livello centrale ma anche di scelte che non hanno tenuto conto delle due questioni irrinunciabili per i cittadini: la salute e la sicurezza. Tanto più nella dimensione presente scandita da incertezze. Dal Covid alle guerre, alla crisi. Fin qui cosa si sta facendo. C’è un altro lato della medaglia. Se è vero - come sicuramente lo è - che a Firenze si riversano i carichi di droga che approdano al porto di Livorno, come ha detto il procuratore capo Filippo Spiezia in sede di Comitato con il ministro Piantedosi, significa che oltre ai pusher da strada con qualche busta che non li fa nemmeno finire in camera di sicurezza, bisognerebbe investigare un fenomeno più articolato che piazza i suoi cavalli in strada come fossero singoli ambulanti e probabilmente non è così, senza lasciare ai poliziotti l’onere, mai l’onore, di svuotare il mare con un cucchiaino. Ultimo risvolto: balordi, drogati, ubriachi e anche minori difficili vanno intercettati e aiutati se ce n’è bisogno perché alimentano quel senso di disagio e degrado. Quanto agli immigrati la questione è sempre la solita. Il centrosinistra vede come il fumo negli occhi il Cpr (come se Sollicciano fosse un albergo) ma dal report della PolCascine la metà dei fermati sono extracomunitari. Se delinquono un modo per allontanarli dovrà pur esserci.