L’It Alert non ha funzionato. Ai cellulari dei toscani che si trovavano nelle zone colpite dall’ondata di maltempo non è arrivata nessuna notifica. Come mai? E perché l’allerta diramata era gialla e non arancione o rossa? Domanda che in queste ore serpeggiano insieme alla rabbia e al dolore.
"Purtroppo in generale in Italia il sistema comunicativo su questo tipo di eventi è sottovalutato", risponde Lorenzo Marchetti, esperto in materia e manager politiche pubbliche dell’azienda Everbridge. "Il sistema meteo, collegato alla protezione civile nazionale che emette l’allerta gialla, arancione o rossa, funziona discretamente. Ma a livello locale il sistema di allerta non è ben organizzato. Ogni comune ha un metodo diverso per comunicare l’allerta ai propri cittadini: c’è chi usa la chiamata al telefono fisso, con il disco registrato, chi mette a disposizione delle app o dei programmi di alert ai quali però occorre iscriversi per ricevere le notifiche, oppure si usano metodi ancora più ‘fatti in casa’, come gruppi Facebook o Whatsapp". Nei messaggi che vengono diffusi, inoltre, si dice cosa sta avvenendo, per esempio si avverte che un fiume è esondato, ma, sottolinea Marchetti, "non si spiega alla popolazione cosa deve fare in maniera puntuale: se spostarsi, stare in casa, recarsi in un punto di ritrovo o altro". "Tanto più – sottolinea il manager - che sui nostri smartphone arrivano ogni giorno tantissime notifiche e i cittadini dovrebbero essere educati a comprendere quali siano quelle effettivamente importanti".
Ieri, però, non ha funzionato nemmeno l’It Alert. "Su questo l’Italia è in ritardo. Probabilmente comincerà a funzionare dal 2024, anche se siamo già in ritardo, perché la direttiva Ue ha messo come scadenza giugno 2022. Si tratta comunque di un sistema di allarme nazionale: si crea un sistema cell broadcast che funziona tramite un canale nelle torri telefoniche e quando la protezione civile lancia l’allerta su un territorio circoscritto, questa arriva all’interno dei telefoni nel raggio di quella cella telefonica", spiega l’esperto. "Ma questo non basta. Se c’è una fuga di gas, come quella avvenuta a Firenze in piazza Libertà, pur pericolosa, non può essere rilevata da questo sistema. Ci deve essere una maggiore organizzazione a livello territoriale".
Monica Pieraccini